
dal profilo Instagram di Fabio Ferrari
sui social
Lo show di Fabio Ferrari in pensione. "Non ho mai votato a destra, ma i fascisti mi dicono bravo"
Ora vive su Instagram, e tutti i suoi follower giurerebbero che è un uomo di destra. Chiacchiere sparse, dalla politica italiana alle crisi internazionali, dalle Birkenstock a Bocelli "che non sa cantare"
L’ultimo reel l’altra mattina, appena saputo dell’accordo di pace: “E ora? Io avevo già prenotato la manifestazione di sabato, ho la barca nuova, tutta verniciata, con le bandiere pro Pal. Come facciamo adesso? Chiediamo a Greta”. Nel seguire l’attività Instagram di Fabio Ferrari – al netto di come la si pensi sulla Palestina e le altre questioni, a tratti esilarante -, prima di chiedergli perché ce l’abbia tanto con “l’insopportabile Thunberg” o con “gli agiati fancazzisti della Flotilla”, anzi, per come l’ha ribattezzata della “Disney Flotilla”, sorge spontanea una domanda: dove trova il tempo di stare su Instagram?
La risposta ha dell’incredibile: “Sono in pensione da un anno”. Impossibile. Sarà che uno continua ad associarlo al Chicco de I Ragazzi della Terza C – “Una bellissima esperienza, che porto nel cuore, però prima e dopo ho fatto tantissimo teatro e altra tv” -, ma scoprire che tra pochi giorni compirà 66 anni è un colpo al cuore, soprattutto per chi negli anni Ottanta, quando il telefilm spopolava, era un ragazzino. “Continuo a lavorare, anzi è un buon momento, ma vuoi mettere il conforto che ti dà sapere che ogni fine mese arriva il bonifico? Noi attori lo rincorriamo per tutta la vita”.
Dunque, Fabio Ferrari. Attore come il padre, il grande Paolo, romano, laziale (“Ma il calcio l’ho abbandonato, salvo quando si tratta di prendere in giro i romanisti”, come ha fatto per i tre rigori sbagliati contro il Lille sulle note di Momenti di gloria), grande esperto di musica classica (“Tenevo una rubrica per il Riformista”), ex anarchico (“Ma costruttivista, anche se ancora oggi non so cosa volesse dire, però Bella Ciao non la cantavo”) e, soprattutto, radicale. “Una vita, Pannella è stato un padre e un nonno, una volta mi sono anche candidato con gli antiproibizionisti”.
Eppure, se chiedete ai suoi follower su Instagram, in questi giorni arrivati a sfiorare i quarantamila (ma le visualizzazioni, vedremo, hanno ben altri numeri), tutti, ma proprio tutti, giureranno che Fabio Ferrari è un uomo di destra, di più: il perfetto elettore di Giorgia Meloni. “Giuro, mai votato a destra, non mi sono mai spinto oltre Calenda. Certo, se si votasse domani, lo darei alla Meloni, sicuro”. Ecco, allora hanno ragione. “Ma il problema non sono io, è la sinistra che non sa più cosa sia. Si è rovesciato il mondo, mi scrivono i fascisti e mi dicono bravo. Litigo anche con i miei amici, ma cosa posso farci? Meglio la Meloni di Schlein e Conte messi insieme, e quei due che nemmeno ricordo come si chiamano…”. Bonelli e Fratoianni? “Sì, Anticaja e Petrella, ma li avete visti? E vogliamo parlare della Scuderi? Benedetta, Isabella, come si chiama?”. Benedetta, una dei parlamentari a bordo della Flotilla. “Ecco, ma prima della vacanza in barca, chi la conosceva? Ieri sera l’ho vista un’ora in tv, pure lei è diventata un personaggio”. Dicevamo della Flotilla… “Io sono un semplice comico, non faccio il politico né il giornalista. Con i miei video sulla Disney Flotilla non ho ironizzato sui bambini morti a Gaza, ma – ripeto – su un gruppo di fancazzisti che si sono fatti un mese di vacanza in barca a settembre, quando le persone normali lavorano”.
E su Gaza… “parliamone: massimo rispetto per i morti, ma non è un genocidio. Nel 1938, in Polonia c’erano tre milioni di ebrei. Un anno dopo, erano trentamila. Quello è stato un genocidio. E poi, perché non ricordiamo mai gli oltre mille ebrei uccisi dal pogrom di Hamas, molto più di un attentato terroristico. Il 7 ottobre di due anni fa siamo andati oltre l’11 settembre, noi che cosa avremmo fatto? Saremmo rimasti con le mani in mano senza reagire? Possiamo discutere che Israele sia andato oltre, ma se non fossimo arrivati a questo punto avremmo ottenuto l’accordo di pace di cui si discute in queste ore?”. In un mondo, quello degli artisti, quasi completamente schierato, Fabio Ferrari rappresenta il quasi. “Fanno ridere, come faceva ridere mio padre, che si professava comunista, quando a bordo piscina a Castiglioncello, dove trascorrevamo l’estate, con un flute di champagne in mano diceva: “Viviamo proprio in un mondo di merda”.
Nei reel di Fabio Ferrari c’è spazio anche per altro: una crociata contro le Birkenstock, un’altra contro i giovani che indossano le mutande sotto il costume (quel video ha fatto 2,8 milioni di visualizzazioni, “e non ho ancora capito il perché”), una difesa del matrimonio di Bezos a Venezia e una cattivissima presa per i fondelli di Andrea Bocelli. Ma perché? “Perché non sa cantare”. Fantastico.
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