
L'intervista
Arrigo Cipriani difende Beatrice Venezi: "L'attaccano solo perché è donna, e innesca gelosie. La lascino lavorare"
Il proprietario dell'Harry's Bar di Venezia prende le difese della direttrice d'orchestra, contestata dagli orchestrali del teatro La Fenice
Roma. “Ma che modi sono?!”. E’ questa la sentenza del gentiluomo. Il verdetto di lui che dell’ospitalità conosce le regole antiche.
“La lascino lavorare, Beatrice Venezi. La lascino in pace. Ma che modi sono?”. A dirlo al Foglio è il proprietario dell’Harry’s Bar di Venezia Arrigo Cipriani. Il mitologico “dottore” in calle Vallaresso. Il più importante veneziano vivente nonché scrittore e star tra le star che incarna la formula dei “buoni veneziani”.
“Andiamo dai buoni veneziani”, si diceva nel Quattrocento degli abitanti della Serenissima. Uomini dal buon carattere che, secondo il patron del locale-culto, non apparterrebbe invece agli orchestrali del Teatro La Fenice. Ai trecento uomini e donne che sono insorti contro la direttrice d’orchestra per via di un curriculum scarno, di una nomina – hanno detto – piovuta dal cielo. Fin troppo politica.
“La verità sa qual è?”, ci domanda Cipriani. Qual è? “E’ che Beatrice Venezi è una donna. E’ per questo che non la fanno lavorare”. La psicologia è complessa. E della psicologia delle folle, non ne parliamo. Ma ne è sicuro? E’ solo per questo che non la vogliono? “Io la vedo così. E non mi dò altre spiegazioni”. In ogni caso, le buone maniere cosa suggeriscono? “Di lasciarla lavorare, ovviamente. E poi, dopo, di giudicarla. Invece l’hanno assalita”.
Da quello che sappiamo, comunque, Venezi non tirerà i remi in barca. Resterà in laguna. “Ci mancherebbe”. E affronterà le maestranze insubordinate. “Deve andare avanti. Ma le ho detto come la penso”. Per lei è un fatto solo di genere. In molti alludono al suo bell’aspetto. “Ma certo, c’entrerà anche quello”. In che modo? “Avrà fatto ingelosire la moglie di qualche orchestrale. Sa com’è… Sono sempre le solite cose. Sono le cose di sempre”.