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estate con ester

Manifesto per vivere meglio: telefonare mai, lavorare poco, amare solo le green flag

Ester Viola

La generazione Z sta riscrivendo le regole per essere felici: niente chiamate, niente burn out da lavoro, solo amore con il lanternino, tutto secondo un programma ben preciso. Il mondo nuovo costruito in laboratorio

Devo ammettere che se ne inventano di buone. Generazione zeta, altrimenti detti “i giovani”, stanno facendo pezzo pezzo un manifesto programmatico del vivere meglio che non solo mi piace, ma pare esattamente il migliore dei mondi possibili. L’ultima novità è che non vogliono più dire “pronto” al telefono. Non gli va. Per aprire bocca si aspetta di sentire qualcosa dall’altro lato. Stanno zitti. E mi pare giusto: hai chiamato tu, no? Allora parla, scocciatore, dimmi quello che hai da dire. La prossima volta scrivi, non disturbare. Silenzio contro le telefonate. Così la prossima volta ci pensano meglio, prima di fare il mio numero. Noi al massimo abbiamo inventato la chiamata senza risposta, ma aveva meno efficacia. Ti richiamavano perfino infastiditi. Dico: come abbiamo fatto a non farci venire prima quest’idea? Pronto? Ma che pronto. Silenzio. Non c’è nessuno in casa, addio.

“Pronto” era il segnale di vita e collaudo tecnico della voce, la porta educatamente aperta. Per loro è un rudere linguistico, un preliminare inutile. La telefonata va trattata come una nota vocale, la mandi senza protocolli e senza troppe storie. Anche perché la telefonata è invasiva. Per fare una telefonata, avrete notato pure tra noi vecchi, devi chiedere l’appuntamento. Ogni generazione smonta i riti, certo, e a noi pareva di aver fatto chissà che con l’abolizione dei biglietti da visita e l’invenzione di internet e dei social per fluidificare la comunicazione mondiale, loro si sono messi in testa di smantellare i massimi sistemi dell’esistere socialmente approvato. 

Prima cosa, è tutta sbagliata la procedura della realizzazione personale. Non si capisce perché le cose le devi fare con dolore e con competizione. Non ti va di dare gli orali dell’esame di maturità? E non li dai. Ci guardano, noi impiegati ratti da scrivania, con grandissimo disprezzo. Non diventeremo mai come siete voi. Gente che lavora senza equilibrio vita lavoro? Per i soldi? Per comprarsi la barca? Per cosa? Per una serenità massacrata dallo sforzo inaudito fatto per averla? Ricopiai questa frase sulla mia smemoranda 1997, era, se ricordo bene, il monologo incazzato del protagonista di Due di Due. Sognano un mondo senza glorificazione della fatica e hanno ragione. Ho passato i vent’anni e lo sogno pure io. Non la glorifico, lo giuro. Però vivo con questa partita Iva e lavoro mille ore a settimana e non capisco dove devo migliorare. Servivano forse genitori ricchi, per non glorificare. 


Ma il pezzo di manifesto che pagherei per vedere realizzato davvero è un altro ancora: l’amore senza accattarsi i guai dell’altro. Amore con le green flag, amore con il lanternino. Come dovrebbe essere secondo il programma: ti innamori dopo un attento esame delle caratteristiche virtuose dell’altra parte. Ti innamori come ai colloqui di lavoro: al primo cedimento e rivelazione d’indegnità, si archivia la pratica sentimentale e si avvia senza drammi il procedimento di allontanamento. Così, dopo esserti innamorato in laboratorio, puoi dedicarti alla carriera. La faccenda non peserà. Ci sarà un lavoro che ti garba e un ufficio gentile. Fatto di persone perbene, non-tossiche, come si dice adesso, pronte alla collaborazione generosa, fratelli di stanza con cui costruire relazioni molto solide, un’altra famiglia. Un mondo senza burn out, privo della stanchezza estrema da carichi di lavoro emergenziali, quelli che ogni tanto capitano. L’amministratore delegato non lo farà nessuno, perché nessuno merita di prendere sul gobbo decisioni che non fanno dormire di notte. Lo facciamo fare a un robottino. 


Saremo una società civile in cui le aziende non pensano al profitto ma al bene comune, anzi ci rimettono pure i soldi, se serve, in nome di un mondo più giusto, più democratico e più pulito. Un mondo in cui l’aspetto non conta, magri o chiatti non interessa a nessuno, ciascuno è bellissimo a modo suo, il bello non è così oggettivo come dicono, basta convincersi, basta metterlo nel manifesto. Speriamo che stavolta funzioni. L’aveva previsto anche l’altra generazione, il mondo nuovo. Sarà tre volte natale e festa tutto il giorno. Io mi sto (ancora) preparando, è questa la novità.

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