
Gli attori Eleonora Giorgi e Angelo Cannavacciuolo sul set del film Sapore di mare 2 (Getty)
Estate con Ester
Me le ricordo tutte, le estati di una volta. E no, non erano per nulla come quelle di oggi
I ricchissimi facevano vacanze sterminate lontano dai nostri occhi. Non ne sapevamo niente, delle loro barche, e stavamo meglio così. C’erano le telefonate tra famiglie sulle partenze intelligenti. C’era la rottura tragica per sms, senso di devastazione. Per fortuna non lo vedevi nelle storie con un’altra. E poi non c’era “Temptation Island”
Naturalmente non sono d’accordo anche se mi piace come è scritto. Te lo dico, caro Antonio Gurrado, con una certa compostezza, una mano sulla fronte e l’altra sulla Coppa del nonno, il gelatazzo che resiste dagli anni Cinquanta con quel nome terrificante, li vorrei vedere ora, quelli dell’ufficio marketing, a proporre “chiamiamolo Coppa del nonno, secondo me funziona”. Tutto quello che toccano i boomer diventa di ferro.
Non sono d’accordo con quell’articolo di ieri l’altro sul giornale, le tue titubanze sul tempo che non c’è più. E’ questa “estate di una volta” l’ennesima incarnazione dell’età dell’oro che ha caratterizzato la nostra storia sin dagli albori della civiltà, dal diluvio universale o, se preferite, dal peccato originale – dici.
Lo so che peggio della scuola passatista non c’è niente, però leggimi lo stesso. Perché le estati diverse c’erano. Eccome se c’erano. Le ricordo tutte, a blocchi. In una imparai a memoria “Careless Whispers”, nell’altra “True Blue”. E manco sapevo l’inglese. Era cultura musicale pop per assimilazione compulsiva dalle scuole elementari. Era pop di lusso, ora è sparito.
C’erano ancora le notti magiche. Prima che s’ammosciasse sui videogiochi tutta la giovine Italia, sapevamo giocare bene a pallone. Facevamo i Mondiali e gli Europei, andavamo parecchio bene in classifica. Ora al posto del calcio abbiamo il tennis. Che è avvincente ma è uno sport troppo chic e di cervello, certo non puoi tagliare il melone rosso mentre guardi il signor Sinner, pare brutto. E’ Wimbledon. Devi star lì, elegante e composto come se fosse inverno e al massimo con un’acqua tonica e fettina di limone.
Uno scandalo, almeno uno prima te lo davano. L’è morto il pettegolezzo. Oggi la gente si lascia stimandosi sui social. Il Magnum era grosso come un uovo di Pasqua, ora è della misura di una saponetta molto usata.
Le cicale cantavano meglio. Ora sembrano al manicomio pure loro, le pinete sono diventate uno strazio.
I ricchissimi facevano vacanze sterminate lontano dai nostri occhi. Non ne sapevamo niente, delle loro barche, e stavamo meglio così. C’erano le telefonate tra famiglie sulle partenze intelligenti. Coi miei partivamo per la Calabria alle tre di notte sentendoci fessi già a metà strada. C’era la rottura tragica per sms, senso di devastazione. Per fortuna non lo vedevi nelle storie con un’altra, andavi in discoteca, c’era uno che ti diceva “sei bellissima” e un po’ ti ripigliavi. Non c’era “Temptation Island”.
Agosto iniziava con la frase: “Ci sentiamo a settembre” e così era. Niente vocali, niente gruppi WhatsApp, niente vite degli altri. Ci piaceva la nostra. C’erano le riviste con i test: “Che tipo da spiaggia sei?”, “Lui ti pensa?”.
Ci sono ancora, le riviste. Sono stati sostituiti i test: sei in una relazione tossica? Il tuo narcisista è covert o overt? Scopriamo insieme se è ciclotimia o depressione. Non penso ci siano temi di diverse consapevolezze, credo che siano due diverse forme di scemità.
Pure i cinepanettoni estivi avevamo. “Sapore di Mare”, Pizza fredda e birra calda. Tutto il contrario, come nella vita. Ce li hanno tolti e che ci hanno dato? Niente.
C’era l’estate. Quel tempo flaianesco che passa come dai rubinetti aperti, sprecato, liquido, intrattenibile. Per arginare lo spleen alla sera c’era solo un modo, cucinare gli spaghetti alle vongole.
C’erano ancora le vongole. Che oggi sono il nuovo caviale, non è cibo neanche da medio reddito. Sono introvabili ovunque, le vongole, anche al mercato del pesce. Quelle che ti vendono sono portoghesi e non sanno di niente, l’Atlantico è un mare da scrittori e infelicita tutti i pesci. Le vongole italiane hanno i gusci fragili, le trovi rotte e le devi buttare. Ho chiesto agli esperti e la risposta sarebbe questa: il mare caldo e l’inquinamento le hanno fatte diventare così, il carbonato di calcio non si forma bene. Vanno in mille pezzi appena le tocchi, come noi.
E allora come si fa a dire che è sempre la stessa estate, senza spaghetti e vongole, siamo seri.