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a Venezia

Ragioni per far fare a Bezos & Co. un giro in un angolo di piazza San Marco

Manuel Orazi

Jeff Bezos dovrebbe farsi un giro negli spazi della Fondazione The Human Safety Net, al terzo piano delle Procuratie, dove si tiene una mostra che metterebbe d'accordo sia i suoi detrattori che i suoi follower

Se Jeff Bezos trovasse due minuti di tempo, per sé e per i suoi invitati, dovrebbe fare due passi a Piazza San Marco, al numero 105, negli spazi della Fondazione The Human Safety Net, al terzo piano delle Procuratie, ingresso libero con donazione volontaria. Da qualche tempo, lì si tiene una mostra che metterebbe tutti d’accordo: i suoi detrattori e i suoi follower. E’ un piccolo evento, certo, ma in un luogo che racconta molto. Le Procuratie Vecchie erano la residenza dei Procuratori della Serenissima, cariche a vita assegnate a fine carriera, responsabili della manutenzione urbana e della beneficenza nei sestieri. Rimaste inaccessibili per secoli, oggi sono finalmente aperte al pubblico dopo un restauro accurato firmato dall’architetto David Chipperfield, già direttore della Biennale Architettura nel 2012 e vincitore del Premio Pritzker nel 2023.

Al terzo piano si trova ora uno spazio culturale che accoglie regolarmente eventi, mostre e convegni: qui ha avuto luogo anche la recente Festa dell’Innovazione del Foglio. Superato un corridoio stretto e luminoso, si entra in un ambiente che comprende un caffè, una libreria, una biblioteca a scaffale aperto, un bookshop, terrazze panoramiche (le uniche oggi accessibili al pubblico su Piazza San Marco, ogni domenica) e infine una serie di sale espositive.

La mostra principale si intitola A World of Potential ed è curata da Orna Cohen, cofondatrice di Dialogue Social Enterprise (Dse), impresa sociale con sede ad Amburgo che dal 1988 promuove l’inclusione di persone vulnerabili. Il percorso è stato disegnato dallo studio Migliore+Servetto di Milano come una sequenza di esperienze interattive, tra cui installazioni analogiche e digitali come la “roulette della Speranza”. I visitatori ricevono una tessera personale e sono invitati a giocare, riflettere, collaborare. È un invito a esplorare le proprie attitudini, a riconoscere negli altri ciò che ci rende umani.

Accanto, nel progetto The Parliament of the Invisibles, troviamo opere di Ange Leccia, Leila Alaoui, Lorraine de Sagazan & Anouk Maugein e Sarah Makharine, in mostra fino al 15 marzo 2026. L’idea nasce da un’intuizione di Anish Kapoor, che vive oggi a Venezia – capita di incontrarlo con il suo cane a Campo San Polo – ed è coinvolto non tanto come artista, ma come curatore. Il tema scelto per questa prima edizione è After Migration, ed è stato pensato in parallelo alla diciannovesima Biennale Architettura diretta da Carlo Ratti. L’obiettivo è raccontare le identità in movimento, le vite che cambiano orizzonte, le forme invisibili di appartenenza.

Ecco perché Bezos dovrebbe passare di qui. Non soltanto per la bellezza del luogo – tra stucchi seicenteschi e affacci impareggiabili su San Marco – ma perché questo spazio racconta una Venezia diversa: non ferma nella nostalgia, ma viva, attuale, aperta. A World of Potential parla di talento, di gioco, di possibilità: valori che anche chi ha costruito fortune miliardarie conosce bene. Qui lo si fa senza algoritmi e senza razzi: con l’empatia, il contatto, il pensiero. Sarebbe un bel gesto, per lui e per i suoi ospiti, prendersi mezz’ora per camminare in silenzio tra queste sale. Non per farsi vedere, ma per vedere.

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