Via Ew

Conformismi e ipocrisie

In questo mondo di body positivity va tutto bene tranne la chirurgia estetica

Chiara Lalli

L'esibizione di Madonna ai Grammy Awards ha generato commenti affrettati e maliziosi: tutti lasciavano intendere che rifarsi il proprio corpo sia triste e patetico. Forse dovremmo iniziare a chiederci cosa si nasconde dietro ai nostri pregiudizi

Chissà perché se ti tagli un organo sessuale secondario nessuno può permettersi di dire niente ma se ti fai un botox di troppo (a decidere se è troppo oppure no è il ministero della invadenza, del paternalismo e del non farsi mai i cazzi propri) si apre la cloaca e tutti a fare a gara al commento più ripugnante e non richiesto. Lo so, la maggior parte dei commenti lo è, ma a volte più del solito. Chissà perché in un mondo identitario, di sei-bella-come-sei, di #bodypositivity e cose simili dette in italiano, di incoraggiamento dolente e solipsistico dell’essere sé stessi e mai un po’ meglio, va tutto bene (non è vero, è per lo più marketing e distintivo, ma concedetemi la premessa) a parte la chirurgia estetica. Perché la chirurgia estetica è uniformarsi, piegarsi a codici altrui, intrinseca schiavitù. E quindi oltre al peso di questi pregiudizi che avete diligentemente elencato, ci aggiungete la vostra condanna e il vostro sberleffo da seconda media.

 

Insomma, siamo inclusivi, usiamo gli asterischi ma solo quando siamo d’accordo con le decisioni e gli zigomi altrui (ricorda qualcosa?), altrimenti ci sentiamo legittimati ai più atroci appellativi e paragoni. Ci penso spesso e ci ripenso dopo aver letto i commenti alla faccia di Madonna ai Grammy. Ci ripenso e sono sempre più sorpresa, nonostante io sia abbastanza allenata. Ma vecchiaia e chirurgia estetica causano reazioni più sbilenche del solito. Poi arriva sempre il momento in cui qualcuno tira fuori Anna Magnani e ho voglia di buttare il modem. Oppure la sciocchezza di non voler giudicare, che è ancora più inverosimile se invocata mentre vomitate sugli altri la vostra tristezza. Perché giudicare è la nostra natura, è la prima reazione al mondo, è forse la nostra immediata e rozza esplorazione cognitiva. Poi però dovremmo chiederci che forma diamo a quel giudizio e come ci siamo arrivati. E non scambiare “fai schifo” per un argomento o per un commento che ambisce a essere pronunciato fuori dal nostro tinello con nonna mezza sorda.

 

E non è mica una cosa di buone maniere, per quanto un po’ più di educazione non farebbe male a nessuno, è la gravità delle inferenze, lo scambiare una fallacia per un diritto fondamentale di esprimervi, l’erronea e strafottente convinzione se ti rifai sei triste e patetica, se sei cicciona sei triste e patetica, se sei spettinata sei triste e patetica (sottotitoli: non sapete nulla della vita degli altri, quasi manco della vostra quindi figuriamoci). Qualitativamente è la stessa cecità estetica e morale che molti dimostrano nel commentare un suicidio, nel rivendicare e nell’appropriarsi delle ragioni di qualcosa che è intrinsecamente inspiegabile. Però non va bene nemmeno infischiarsene se la faccia ti cade e se il metabolismo ti tradisce. Come dimenticare le reazioni alle foto di Bridget Fonda, in assetto gattara e sciattona e al culmine della immedesimabilità, dell’anno scorso? O a qualsiasi altro particolare tricologico o di massa corporea che in quel momento non vi torna. Perché come quella pubblicità della nostra infanzia, il vestito è sempre troppo largo o troppo stretto – a insindacabile giudizio di tutti quelli ai quali non è stato chiesto un parere.

 

Ho imparato davvero tante cose leggendo i commenti alla faccia di Madonna. Ecco un elenco non esaustivo: che se sei un personaggio pubblico devi dare un messaggio (che decido io); la chirurgia estetica è negare la tua identità (che decido io); che devi essere orgogliosa (di cosa?); che è #bodyshaming solo se insulti le cose naturali ma puoi dire a una rifatta #facciadimerda; che te la sai cercata se ti sei deturpata; ovviamente è sintomo di disagio psichico; non è libertà ma dipendenza; sei sfigata, triste e patetica. Ma poi, è veramente lei? Ho imparato tanto e sono arrivata preparatissima a Sanremo e ai commenti su Ornella Vanoni e su Carla Bruni. Vanoni: Saw, la bambola mostruosa, cariatide. Bruni: avrà denunciato il chirurgo plastico? (Su Bruni non dimentichiamo lo scandalo causato dal non aver mangiato per un paio di settimane per entrare in quella tutina favolosa). Ora, davvero, se di Ornella Vanoni quello che avete da dire è questo, sono un po’ dispiaciuta perché la vostra vita deve essere davvero misera. Su Bruni non aggiungo altro perché deve essere già deprimente non vederci bene.

Di più su questi argomenti: