(foto Ansa)

Cinghiale in tangenziale. Consentire di cacciarlo in città sazia l'intelligenza del Partito della Realtà

Camillo Langone

L'emendamento presentato da Fratelli d'Italia è appetitoso. E sa di rivincita della provincia concreta sulla metropoli ideologica, che un animale rovistante tra i cassonetti non lo mangerebbe mai. Peccato, per apprezzarlo basta un minuto di cottura

Che emendamento entusiasmante, che bello constatare che il Partito della realtà esiste e ha perfino la maggioranza. Parlo dell’emendamento realista (dunque di Fratelli d’Italia) che consente la caccia ai cinghiali urbani, approvato in commissione Bilancio fra le proteste dei politici antiumani (dunque innanzitutto dei Verdi, e a ruota di democratici e pentastellati). La caccia in città, qual è il problema? La caccia in città, e dove se no? Sarebbe bastato leggere Hölderlin: “Lì dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva”. Ma gli antiumani non sono abbastanza poetici… Lì dove cresce il pericolo, fra palazzi e tangenziali, proprio là devono crescere le doppiette. Lassù sulle montagne i cinghiali possono pure proliferare, l’importante è che non invadano i centri abitati.

 

Che emendamento patriottico, quello firmato da Tommaso Foti e difeso l’altra notte a “Controcorrente” (c’ero anch’io, al contempo in collegamento e al settimo cielo) dal senatore Luca De Carlo. Veronica Gentili ha detto che quel testo avrei potuto scriverlo io, troppo buona, certo condivido appieno le parole di De Carlo: “Non è solo un segnale per la sicurezza dei cittadini, basti pensare che in Italia ogni 41 ore questi animali provocano un incidente stradale, ma di difesa dell’intero sistema agroalimentare nazionale, che registra annualmente 200 milioni di euro di danni”.

Io posso soltanto aggiungere, segnalando la sua località di nascita (Pieve di Cadore) e quella di Foti (Piacenza), che l’emendamento sa di rivincita della provincia concreta sulla metropoli ideologica. Che emendamento appetitoso, infine. L’emendamento consente il consumo delle belve abbattute, e ci mancherebbe. Si parla tanto di ridurre gli sprechi alimentari: oltre due milioni di cinghiali presenti indisturbati sul territorio nazionale non sono il più grande spreco alimentare italiano? E basta con le fisime degli urbani agiati che un cinghiale rovistante tra i cassonetti non lo mangerebbero mai.

 

Credete ai cartoni animati? Alla favola della natura incontaminata? Nei boschi i cinghiali non si nutrono di alimenti asettici: furiosamente onnivori, divorano anche carcasse. E le zoonosi non ci riguardano: un minuto di cottura a 65 gradi libera le loro carni da ogni male. Che è poi lo stesso trattamento indispensabile per rendere sicuro il salmone cosmopolita delle tavole festive. Buon cinghiale in umido a tutti.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).