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Basta smalto nero e camicie aperte: oggi tira un sacco lo sugar daddy

Valeria Montebello

Nuove frontiere di escapismo. Sempre più ragazze giovani vogliono scappare dai loro coetanei e uscire con uomini più grandi. Un trend in rialzo costante

C’è molta voglia di scappare dall’attualità. Agamben lo fa dicendo che chi non ha il green pass è come se portasse una stella gialla virtuale, chi lo fa eccitandosi al pensiero di essere rapita, violentata e ingravidata dagli alieni – è uno dei trend del momento, altro che mascolinità tossica. Ma esiste anche una forma di escapismo più moderata per esempio trovarsi uno sugar daddy

   

Sempre più ragazze giovani (no, se hai 30 anni non sei abbastanza giovane) vogliono scappare dai loro coetanei con lo smalto nero e le camicie sbottonate fino all’ombelico, vestiti da cosplay di Damiano dei Maneskin, che non ti offrono nemmeno una Coca Cola perché la parità dei sessi non ti permette di fare niente di “cortese” (parola satanica per i contemporanei, come “galante”). E allora vogliono uscire con uomini più grandi, provider che contribuiscono al loro benessere in vari modi: offrendo cene (serve uno sugar daddy, gli altri vogliono fare a metà), comprando borse e vestiti, offrendo vacanze, master, case, macchine, isole private. Durante la pandemia gli appuntamenti sugar in Italia sono aumentati del 92 per cento e i siti dove cercare lo sugar daddy del cuore sono triplicati.

    

Il progresso è una forza pulsionale come le altre, non riflettuta, che va avanti nonostante i comitati etici da centro sociale. Va avanti perché è necessario che vada avanti. Ma ci si può opporre al progresso uscendo con un maschio quarant’anni più grande. Nessuno può uscire da proprio tempo ma anche solo uscire con un daddy può farti sentire in un altro posto, in un altro momento storico. Con lui sei a cena nel ’68, negli anni di piombo, negli 80, puoi scegliere tu il mood. Lui non usa il telefono a tavola, ti fa dei complimenti normali, ti compra dei fiori, ti racconta di quando lanciava molotov e di quando esistevano gli ideali politici, per farti provare una nostalgia di cose nemmeno mai vissute.

   

Molte sugar baby non fanno sesso con i loro sugar daddy e a loro va bene così, va bene immaginarlo, sognarlo, aspettarlo. In caso, si deve negoziare. Esistono anche corsi con sugar coach professioniste che ti insegnano come essere assertiva e come comportarti al primo appuntamento con un daddy. Uno dei consigli? Fai vedere una cosa sola, o gambe o tette. 

  
“Shiva Baby”, un film che è piaciuto molto a tutti, racconta proprio di una sugar baby femminista (iscritta a Gender studies) che si ritrova a un funerale con la sua famiglia e con uno dei suoi clienti. Ed ecco che una cosa che prima ti faceva pensare a vecchi papponi con la bandana su uno yacht bianco adesso ti fa pensare a un daddy molto bello con la kippah. Così, ragazze woke di sinistra che dieci anni fa avrebbero messo al rogo Ruby Rubacuori, ora vogliono fare le sugar baby per empowerarsi, rivendicare la propria indipendenza (di farsi comprare tutto quello che c’è sul sito di Gucci), ridistribuire la ricchezza. Perché essere una sugar baby oggi fa fico. I più critici dicono che fare la sugar baby ti relega ad un ruolo antico e rassicurante (quello che va da Lolita a Woody Allen). Ma ne siamo certi? Uscire con una ragazzina quando nemmeno riesci a tenere un’erezione per 3 minuti o quando la tua pancia è gigante e sei calvo non deve essere facile. Ci vuole un certo coraggio.

   
Per portare avanti una parte di esistenza superficiale e non diventare una femmina contemporanea a tutti gli effetti serve uno sugar daddy da inserire nella check list degli obiettivi. Potete scegliere fra tanti sugar daddy, daddy imprenditori, daddy letterati, daddy pensionati. Io sceglierei il neo novantenne Mario Tronti, uno a cui chiedere solo cose da poveri tipo una cena nel suo eremo o una borsa dell’Auchan piena dei suoi libri autografati. 

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