Photo by Zach Vessels on Unsplash 

Saverio ma giusto

Verso la libertà dalle mascherine. Occhio all'igiene orale

Saverio Raimondo

Dobbiamo avvicinarci gradualmente all'idea di scartare i nostri volti. Scusate il body shaming, ma certi nasi e certe bocche meglio svelarli poco a poco

Presto all’aperto ci smaschereremo – manco fossimo Bruce Wayne o Peter Parker. C’è chi dice a metà luglio, chi a fine luglio, chi ad agosto; ma è nell’aria una certa stanchezza per ’ste cose in faccia (che siano chirurgiche, Fpqualcosa o anche solo di stoffa), che con l’arrivo del caldo diventerà vera e propria insofferenza. All’aria aperta la scientificità delle mascherine è già piuttosto dubbia (un passante positivo per contagiare gli altri pedoni dovrebbe tossire a spruzzo ruotando a 360 gradi tipo innaffiatore automatico), anche perché l’obbligo d’indossarle pure quando si è soli in strada sconfina in una zona la cui giurisdizione spetta al ridicolo, svelandoci la demenziale arbitrarietà della norma; se a tutto questo ci aggiungiamo l’avanzata a grandi falcate del vaccino, le mascherine sulle nostre orecchie penzolano al vento come foglie in autunno – alcune sono addirittura gialle, marroni o rosse: sarà per il troppo uso, ché non le laviamo né cambiamo mai. 

 

Come procedere? La gradualità delle riaperture pare proprio stia funzionando (dando un colpo alle terapie intensive e uno all’economia), quindi potremmo adottare un modello simile anche per i nostri nasi e le nostre bocche – anche perché certi nasi e certe bocche, scusate il body shaming, meglio svelarli poco a poco, che tutto insieme si rischia l’infarto. Propongo pertanto di cominciare a togliere le mascherine all’aperto solo dalle 5.00 alle 18.00, anche per favorire le prime abbronzature senza l’antiestetico segno della mascherina in faccia (che fa molto vitiligine); una sorta di topless facciale, con le narici al posto dei capezzoli. Se tutto va bene poi facciamo le 20.00, poi le 22.00, infine mezzanotte. 

 

Potremmo istituire dei colori anche qui: zona rossa per quelli che sputano quando parlano, zona arancione per quelli che cantano a squarciagola, zona gialla per quelli che parlano mentre mangiano, zona bianca per chi sta zitto e non fa droplet. Visto che le riaperture di bar, ristoranti, cinema e teatri hanno preso in contropiede chi non era più abituato a uscire la sera e mangiare fuori, con conseguenti acidità di stomaco e stanchezza molesta, la riapertura di bocca e naso non può essere presa sottogamba. Niente panico: non è necessario fare la rinoplastica o gonfiarsi le labbra di chissà che. Togliere la mascherina significa banalmente il ritorno all’igiene orale: alito fresco, denti ben spazzolati, rimozione dei pezzettini di rucola mangiata durante il lockdown dalle insenature in mezzo ai denti. E come uscendo di casa siamo tornati a indossare i pantaloni, così togliendo le mascherine torneremo a imbellettarci le labbra – sarà in commercio anche un rossetto color chirurgico, per i nostalgici del celestino asettico. 

 

Attenzione: senza la mascherina si tornerà a vedere quando sbadigliamo, imprechiamo a mezza bocca, parliamo da soli o ridacchiamo perché le voci che abbiamo nella testa hanno fatto una battuta; ma si potrà anche tornare a sorridere ai propri simili, o più probabilmente mezzi sorrisi, o ancora più probabilmente a mostrare i denti ringhiando. Con i nostri visi finalmente scartati, sarà la riscossa delle smorfie: faremo boccucce, boccacce, linguacce e pernacchie. Arricceremo il naso per qualunque cosa, sembreremo conigli. Ma come per ogni cosa, sarà fondamentale il senso di responsabilità individuale: aprire bocca per dargli fiato era un comportamento esecrabile già da prima, ora sarà indegno di un paese civile e Covid free.

Di più su questi argomenti: