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Saverio ma giusto

Forse ne usciremo migliori. Grazie ai dehor e ai politici chiacchieroni

Saverio Raimondo

Da quando ci sono i tecnici, la vecchia classe dirigente parla e basta, tenendosi lontana dai fatti. Non poteva andare meglio. E senza aria condizionata, abbiamo sconfitto gli choc termici dell'estate. Anche i No vax iniziano a fare più tenerezza che rabbia

Colgo l’occasione di questa rubrica per fare pubblica ammenda: io ero fra quelli che quando si diceva “ne usciremo migliori” si davano di gomito ma non per salutarsi, sogghignando tutti sarcastici; e più volte l’ho fatto anche su queste pagine, in modo sferzante e irridente verso ogni forma di ottimismo. Mentre adesso mi devo ricredere, o almeno in parte: in effetti, peggio di prima non siamo. Migliori forse no, non esageriamo; ma migliorati, ecco, questo un po’ sì. A cominciare dai dehor: io ero fra quelli che temevano l’abuso edilizio a cielo aperto, carbonare in doppia e tripla fila, piccioni sui nostri piatti – e non perché uno aveva ordinato piccione arrosto per secondo, ma perché m’immaginavo volatili in picchiata sulle nostre cene all’aperto. E invece i dehor stanno contribuendo non solo a una ristorazione sana (cioè senza Covid; sull’abuso di sale sarà per un’altra volta), ma anche al decoro urbano: isole di luce e socialità, i dehor non sono poi così brutti né così invasivi; e hanno tolto parcheggio ai suv. 

 

Restando ai luoghi pubblici, segnalo un altro miglioramento sul fronte della climatizzazione: la raccomandata areazione degli ambienti costringe a tenere aperte porte e finestre, annullando l’effetto dell’aria condizionata – che in molti locali giace spenta nonostante le temperature. Risultato: fine di quei caratteristici choc termici estivi con conseguenti dissenterie. Rispetto agli anni scorsi nei negozi fa un po’ più caldo, ma almeno non devi più correre in bagno in preda ai sudori freddi o indossare una pelle d’orso ogni volta che entri dentro a prenderti un gelato.

 

Da questi piccoli miglioramenti ambientali possono scaturire comportamenti migliori anche nella nostra specie; se non collettivi, almeno individuali. I politici per esempio in questo periodo sembrano tutti un po’ meglio; persino Luigi Di Maio, che sembrava un caso disperato e senza speranza, ora che è mezzo sparito e parla pochissimo sembra quasi uno statista – sottolineo quasi, sia ben chiaro. Al contrario, gli altri politici sembrano tutti migliorati rispetto a prima perché parlano soltanto: da quando delle cose serie se ne occupano i tecnici, i politici non fanno nulla se non parlare, alle volte anche solo in udienza privata con Draghi in modalità padre confessore o guida spirituale; e questo ha comportato un netto miglioramento della cosa pubblica. Contrariamente a quello che ha sempre sostenuto il retorico slogan “fatti, non parole”, i politici danno il meglio di sé quando si limitano alle seconde, ché con i fatti non sono mai stati molto capaci e i costi hanno sempre superato di gran lunga i benefici. Certo, non m’illudo: il fatto che Matteo Salvini e Giorgia Meloni risultino leggermente più presentabili che in passato e diano prova di pollici opponibili almeno una volta ogni due mesi è solo una facciata; ma apprezzo l’ipocrisia, che è comunque segno di civiltà. Giuseppe Conte sembra essere l’unico veramente allo sbando, ma il fatto che non sia più a capo del governo lo rende comunque migliore. 

 

Sembra tutto meglio: la ragazza che si è tuffata nuda nella fontana di Piazza Colonna a Roma non dava l’idea di degrado ma di folklore, i No vax Gianni Rivera ed Enrico Montesano fanno più tenerezza che rabbia, l’emergenza rifiuti a Roma il tanto sospirato ritorno alla normalità. Ne siamo davvero usciti migliori? Ma no, sarà solo il caldo.

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