Saverio ma giusto

Speedy Vax

Saverio Raimondo

In attesa di “Appecora”, l’app di Arcuri per l’immunità di gregge, ecco idee per velocizzare i vaccini

La vaccinazione anti Covid in Italia va a rilento, anzi, ogni giorno accumula ritardi, sembra un intercity, per giunta dirottato se non deragliato. Sappiamo solo che qui in Italia sono arrivati questi camion frigorifero pieni di vaccini: sembra che abbiamo affidato la logistica della vaccinazione all’Aci, come se a vaccinarci dovessero essere i camionisti – quando invece al massimo hanno nell’abitacolo il calendario con le virologhe nude. Sappiamo anche che ogni tanto vaccinano qualcuno, da qualche parte, ma non in Lombardia. Ma non sappiamo ancora quando ci vaccineremo, né dove (per ora non ho visto primule in giro, solo grandi cetrioli e tutti alle nostre spalle), né chi chiama chi (Arcuri dice che per tracciare e prenotare il vaccino sta facendo sviluppare una app, e già immagino la campagna promozionale: “Dagli ideatori di Immuni, dagli sviluppatori di Io e dai programmatori del sito dell’Inps, ecco a voi Appecora, la app per l’immunità di gregge!”).

 

Stavolta per il governo scaricare il barile dando tutta la colpa ai cittadini e ai comportamenti individuali sarà più difficile: più del 70 per cento della popolazione italiana è disposta a farsi vaccinare, i No vax sono rumorosi come quelli del piano di sopra ma soli come quello del seminterrato, insomma qui il problema non siamo noi ma la mancanza di personale, dosi, siringhe – e vista la temperatura a cui viene conservato il vaccino forse anche di punteruoli rompighiaccio. Insomma, qui ci vuole un piano. Ecco perché vorrei approfittare di questo spazio per rendermi utile alla collettività e proporre subito delle soluzioni concrete: vaccinare più velocemente non è un’utopia, si può, basta affidarsi alle persone giuste.

 

Per esempio gli eroinomani: tornati di moda grazie alla docuserie “SanPa” su Netflix, sanno bucare anche le vene più difficili. Maneggiano le siringhe con più esperienza di uno specializzando in Medicina, e anche se in crisi di astinenza la loro mano non tremerà mai come quella di un medico in pensione richiamato in servizio. Se i tossicodipendenti ci bucano con lo stesso ritmo con cui si bucavano a cavallo fra i 70 e gli 80, vaccinare h24 diventa un obbiettivo possibile. Oppure, appaltiamo la campagna di vaccinazione alla Figf (Federazione italiana gioco freccette): la loro ottima mira e precisione può tornare molto utile anche con le siringhe  – e, in mancanza, possono usare direttamente le freccette: sempre meglio che doversi succhiare il vaccino Pfizer non scongelato come fosse un ghiacciolo.

 

Oppure, asse Roma-Sidney: noleggiamo aborigeni da istallare sopra i tetti con cerbottane cariche di vaccini anti Covid, per una vaccinazione letteralmente a pioggia. E ancora: per anni le piazze italiane si sono riempite di banchetti di volontari che vendevano piante (azalee, stelle di natale) i cui ricavati sono andati alla ricerca scientifica. Perché stavolta non vendere spinosissimi cactus, o rose con tutto il roveto attorno, le cui spine siano intrise di vaccino? Uno compra la pianta, si punge ed è immune. E in estate, rush finale: zanzare e vespe ammaestrate, imbevute di vaccino. Con i loro pungiglioni arruolati e abilitati possiamo vaccinare centinaia di migliaia di persone, forse milioni. Lo so, sembrano idee assurde. Ma perché, tutti questi ritardi a voi sembrano normali?