Un Supermarine Spitfire della Royal Air Force

La folle idea di fare il giro del mondo con uno Spitfire

Davide Bartoccini

È stato l'aereo-simbolo della seconda guerra mondiale. Nel 2019 sarà protagonista dell'impresa di realizzare “The Longest Flight”

Qualcuno lo avrà notato librarsi sulla sua testa nella sala regina dell’Imperial War Museum di Londra; con quelle ali ellittiche che lo rendevano così veloce, e con la sua coda snella. Più di ogni altro aereo della sua epoca. Un uccello perfetto costruito dall’uomo per l’uomo; un miracolo dell’ingegneria aeronautica. “A Spit Fire bird”, come diceva il suo progettista Reginald Mitchell negli anni ’30. Il mitico James May lo ha amato così tanto non solo da volarci su più e più volte nelle puntate di Top Gear, ma fino ad arrivare a replicarne un modello in scala 1:1, con un pilota con la sua faccia seduto dentro. Il Supermarine Spitfire, per capirci l’aereo da caccia con cui il tenebroso Tom Hardy sorvola la spiaggia nel film Dunkirk di Christopher Nolan, è forse l’aereo più amato del mondo. Emblema della lotta per la libertà, ala intramontabile che adesso è pronta ad affrontare un’altra epica impresa, che ci riporta ai tempi delle grandi sfide dell’uomo e della macchina: il giro del mondo.

 

The Longest Flight” sarà un volo in solitaria da un capo all’altro del pianeta. Quarantatremila chilometri dall’Islanda agli Stati Uniti, dall’Alaska alla Russia, al Giappone, giù per tutto il Sud-Est asiatico fino all’India e poi su per il Medio Oriente, per tornare a sorvolare i cieli dell’Europa e riatterrare nel Regno Unito. Centocinquanta decolli e centocinquanta atterraggi per un monoposto a elica del modello Mark IX costruito nel 1943 (e minuziosamente restaurato) con un’autonomia di 750 chilometri, capace di raggiungere una velocità massima di 650 km/h sospinto dai mitici motori Rolls-Royce Merlin. A bordo di questo Spit dalla livrea completamente argentea, si alterneranno due piloti: Steve Brooks e Matt Jones, ideatori del progetto ma anche i piloti più esperti quando si parla di Spitfire.

 

 

Le tappe del “The Longest Flight”

 

L’aereo decollerà in agosto, in occasione del 79esimo anniversario della Battaglia d’Inghilterra: lo scontro che cambiò le sorti del secondo conflitto mondiale e che portò lo Spitfire nella leggenda. Questa volta, però, l'aereo non dovrà misurarsi con i Bf-109 dell’aviazione di Hitler, bensì con l’endurance, i guasti meccanici e con tutti gli imprevisti che potrebbero privarlo di carburante prezioso o costringerlo ad atterraggi di fortuna. Sopportando gli enormi cambiamenti climatici che impegneranno la sua rotta, che lo vedrà sorvolerà deserti e ghiacciai, affrontare le tempeste del Pacifico, e tagliare i venti gelidi della Russia come quelli caldi e afosi della Birmania.

 

Così 30 paesi nel mondo, uno dopo l’altro, udiranno il rumore inconfondibile dei suoi motori e alzando gli occhi scorgeranno un uccello d’argento che è da sempre orgoglio del regno. “In questo momento in Gran Bretagna, con Brexit e tutto il resto, tanta gente si sta dimenticando quanto siamo bravi, e quale modo migliore per mostrare al mondo cosa abbiamo fatto e cosa possiamo ancora fare, di qualcosa di straordinario come questo, che mette in mostra la nostra ingegneria?”, ha dichiarato il project director Lachlan Monro in un’intervista rilasciata al quotidiano Telegraph – che narrerà ogni tappa del volo. Altro sponsor della trasvolata sarà IWC, la celebre marca svizzera di Sciaffusa da sempre leader nella produzione di orologi da pilota che presenterà in questa occasione un particolare modello da volo.

 

 

Lo Spitfire che affronterà il giro del mondo

 

L’impresa, spiegano i piloti, non è solo quella di battere un semplice record come fecero i trasvolatori del passato, ma quella d’essere ambasciatori di libertà nel mondo. Per attirare l’attenzione non solo dei giovani interessati all’ingegneria aeronautica e alla meccanica, per spronarli a seguire i loro sogni, ma quella di tutti coloro che fin da piccoli hanno sognato, almeno una volta, di diventare dei piloti. Magari proprio piloti di uno Spitfire. Quel prodigio di tecnica fatto di metallo, pistoni e coraggio, che più di ogni altro mezzo ha contribuito a proteggere l’Europa e il mondo. Nelle mani di ‘pochi’ ai quali così ‘tanti’ devono essere grati. Ancora oggi, a quasi 80 anni di distanza da quei lunghi giorni di duelli tra le nuvole.

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