La fiera dell'Est Europa

Rischi crescenti per l'export dei paesi dell'Europa orientale

Maurizio Sgroi

Ora che l'autunno economico si affaccia sull'Europa, minacciando anche le regioni più fertili, sarebbe puro esercizio di buon senso domandarsi che ne sarà dei fieri nazionalismi dell'Est europeo, che hanno nutrito interessanti esercizi polemici, come quelli ispirati dal gruppo di Visegrad, una volta che il gigante tedesco dovesse di colpo ammalarsi per il freddo. Forse i mercanti dell'Europa orientale scopriranno che senza la confortevole (e generosa) cornice dell'Unione Europea, che ha consentito di estendere fino a loro le catene internazionale del valore, come le chiamano gli economisti, non sarebbe stato così facile diventare economie capaci di esportare buona parte delle loro produzioni negli accoglienti mercati dei partner, con ciò suonando quello spartito che ha talmente arricchito l'Europa da essergli infine venuto a noia. Le fiere dell'Est europeo, e non solo loro, dovrebbero temere l'autunno tedesco e quindi dell'Europa. Per loro è un preannuncio di inverno.

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