“Ignazio Marino flop”; “Ignazio Marino svegliati”, dicono a Roma, con varie gradazioni, i partiti amici e nemici del sindaco, i passanti e i giornali (non solo il Messaggero, avverso fin dall’inizio, ma anche, in modo meno tranchant, il Corriere della Sera e Repubblica). Marino a Roma c’è arrivato sull’onda del “daje”, slogan di lancio del suo programma di populismo urbano e spegnimento luci (lo fa in comune quando esce dalle stanze), con salari di sostegno agli stagisti (500 euro, diceva), buoni casa (700 euro, diceva), fondi per “la fragilità sociale” e biciclette a tappeto.