Il lato oscuro dei valori non negoziabili Prima di tutto loro sono skinheads, oppure rude boys o anche hard mods, poi anche il resto. Questo “resto” a volte si tinge di politica e diventa puro combustibile rovesciato sopra i nervi di una sottocultura che nasce già di suo esulcerata e fiera. Può essere questo lo schema per comprendere l’infausto omicidio del giovanissimo bretone Clément Méric, a Parigi, vittima disgraziata di una rissa fra consanguinei politicizzati, tra antifà e nationalistes in boots e Ben Sherman. Il mariage pour tous c’entra e non c’entra, ma rischia di essere un ultimo cazzotto, perfino strumentale, su quel maledetto corpo a corpo parigino. Meotti Goodhart, un liberal inglese contro il “laissez faire multiculti” Alessandro Giuli 08 GIU 2013
La meglio gioventù Juliet Obasuyi era preoccupata, perché il figlio era diventato così diverso dalla sorella, “lei sì una buona cristiana con la laurea”. Michael Adebowale, il terrorista che assieme a Michael Adebolajo ha macellato con un machete il soldato inglese Lee Regby nel cuore di Londra, aveva infatti un futuro radioso di fronte a sé. A scuola gli insegnanti lo avevano scelto come “studente modello” e gli avevano assegnato l’incarico di scrivere una speciale sceneggiatura teatrale sulla violenza fra gli immigrati e le gang di strada in Inghilterra. Un monito per gli altri. 29 MAG 2013
Guantanamo, the torture and us A friend of mine said; “I hear that the New York Times paid the standard rate for the Yemeni prisoner’s article (€150), and the money was sent to his family back in Yemen. I confess to thinking, and then feeling guilty for thinking it, “who knows what they will do with that money, will they spend it on food for hungry children, or will they put it to building a bomb like the one which exploded in Boston, which cost $100?”. There you have it. My friend’s moment of dilemma helped remind me how, beyond the basic principle of it, there is a difference between prevention and repression. With the supposedly dangerous prisoners detained without charge in Guantanamo, and rendered dangerous, the difference between the two has been eliminated. Repression wants to be a form of prevention. Adriano Sofri 24 MAG 2013
Delitto e castigo d’aborto L’aborto in America è legale in ogni circostanza e in ogni fase della gravidanza, per ogni ragione adducibile, dunque nessuna. Non solo, ma è addirittura elevato dalla giurisprudenza a livello del diritto di parola. Per questo ha qualcosa di storico il verdetto di colpevolezza per omicidio pronunciato contro il dottor Kermit Gosnell, il medico di Philadelphia che nella sua clinica praticava aborti oltre i limiti fissati dalla legge e uccideva i neonati anche dopo il travaglio indotto. Ora il giudice dovrà stabilire se Gosnell sarà condannato alla pena di morte o all’ergastolo. Il filosofo e giurista pro life Robert George ha scritto su First Things una perorazione contro la pena capitale per Gosnell. Redazione 15 MAG 2013
Gli idioti di Twitter Non c’è posto migliore di quella specie di mensa scolastica che sono i nuovi media per capire la twidiozia. Il Washington Post ha recentemente pubblicato un pezzo sulla morte del metronomo, che i musicisti stanno rimpiazzando con applicazioni per iPhone che svolgono la stessa funzione. L’intera storia era nata da una serie di 17 tweet, che il giornale aveva pubblicato parola per parola (e poi ci si chiede perché la stampa sta morendo). C’è poi Nick Bilton, lo scrittore del Bits Blog sul New York Times, che vive sul filo del rasoio della connessione. di Matt Labash Merlo Chicco, l’elefante e la mafia Redazione 10 MAG 2013
Il pluriabortista La scorsa settimana la più famosa clinica per gli aborti d’America, la Women’s Health Care Services a Wichita, Kansas, ha riaperto i battenti dopo l’uccisione nel 2009 del suo fondatore, il dottor George Tiller, per mano di un attivista pro life. La riapertura della clinica è stata salutata dalla stampa liberal come un “gesto di coraggio” contro le intimidazioni dei “terroristi della vita” che per anni hanno insanguinato i selciati delle cliniche. Nelle stesse ore a est, in Pennsylvania, nella città dell’Amore Fraterno, a Philadelphia, in un’aula di tribunale iniziava il processo-choc a un’altra clinica degli aborti, la Women’s Medical Society del dottor Kermit Gosnell, da trent’anni sulla piazza con la sua ditta di “pianificazione familiare”. 27 APR 2013
Alla corte di George W. Bush Districandosi fra i memorabilia seri e faceti del museo di George W. Bush che viene inaugurato oggi a Dallas dal “club più esclusivo del mondo” – quello dei presidenti americani ancora in vita – ci si ritrova nell’anticamera del tribunale della storia. E’ un piccolo esperimento che l’ex presidente ha voluto chiamare “Decision Points Theater”, ricalcando il titolo delle sue memorie e lo spirito della sua legacy presidenziale, punteggiata di decisioni epocali e punti di non ritorno. Sono le decisioni che hanno esposto il corpo ancora vivo di Bush al linciaggio permanente del mondo per rendere ai posteri meno arduo il formulare la manzoniana sentenza. 25 APR 2013
La guerra di coltello della Cia (che non è più se stessa) Mark Mazzetti è un cronista del New York Times, si occupa di sicurezza nazionale, terrorismo e servizi segreti. Ha studiato dai gesuiti, ha un master in Storia a Oxford, è diventato una firma conosciuta durante gli anni del presidente George W. Bush con una serie di scoop sui misfatti compiuti dalla Cia (gli valsero una nomination al premio Pulitzer nel 2008, lo prese l’anno dopo). Mazzetti era “la buca delle lettere” degli insoddisfatti dell’agenzia di intelligence di Langley. Riceveva e pubblicava, dopo un gran lavoro giornalistico di verifiche e di contesto. Quando da dentro la sede dei servizi segreti volevano combattere la linea politica dettata dal governo, ecco arrivare l’articolo sul New York Times servito da Mazzetti grazie a “fonti che vogliono rimanere anonime”. 14 APR 2013
Il tramonto dei padri C’è una pagina precisa in cui lo Svedese, gigante buono, uomo giusto, padre affettuoso di una figlia diventata mostro, terrorista invasata e assassina, capisce di non essere bastato e si arrende. “Le ho dato tutto quello che potevo, tutto, tutto, le ho dato tutto. Ti giuro che le ho dato tutto”, e piange con il fratello al telefono, piange come non avesse altro scopo nella vita che quel pianto. In “Pastorale Americana”, di Philip Roth, la vita perfetta di un uomo perfetto, americano ottimista dalle migliori intenzioni, viene sfregiata e scoperchiata dall’enorme, tragico fallimento di padre: non ha saputo vedere, accompagnare, non è riuscito a far diventare sua figlia l’immagine perfezionata di se stesso. Gli sembrava giusto e naturale, un’unica strada diritta e illuminata, ma non è andata così. Colpa sua? 07 APR 2013
Dopo i Marò Che cosa succede nelle relazioni tra Italia e India Da questa mattina gli aeroporti indiani sarebbero stati allertati per impedire all'ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini, di lasciare il paese. In questo momento l'ambasciatore italiano in India Mancini, che ha preso servizio nel gennaio scorso, sarebbe controllato dall'esterno. Il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, ha precisato che "non c'è detenzione per l'ambasciatore italiano, è libero di muoversi". Redazione 15 MAR 2013