Ansa
La disputa
Studenti impreparati o test sbagliati? Le opinioni di Burioni e Cartabellotta sull'appello di Medicina
"Se i ragazzi non sanno rispondere a queste domande, dobbiamo interrogarci sull'istruzione superiore" dice il professore Burioni. Questa prova equivale "al superamento di tre esami del corso di laurea: il rischio concreto è che non venga selezionato il merito" sostiene il presidente della Fondazione Gimbe
"Se anche un solo studente che ha fatto la maturità non ha saputo rispondere a una domanda che chiedeva quale fosse la formula del sale da cucina bisogna, a mio giudizio, interrogarsi non sull'università, ma sulla scuola superiore". E' questa la considerazione che Roberto Burioni, medico e Professore di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano fa a proposito della difficoltà espressa da alcuni studenti di Medicina dopo che hanno sostenuto il 10 dicembre il secondo appello del test dopo il semestre filtro. Su X il professore aveva postato foto di alcune domande comparse nei test, che riguardavano il riconoscimento di una formula chimica e delle equivalenze, commentando che le perplessità espresse dai ragazzi non sembrerebbero del tutto motivate. "Se dai dati del ministero dovesse risultare che un numero considerevole di studenti con la maturità non ha saputo rispondere a domande molto semplici, non porsi il problema di quella che è l'istruzione superiore sarebbe come fare gli struzzi. E anche quella delle scuole medie, perché alcune cose, come le equivalenze, erano proprio semplici".
Dopo la riforma della ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, per accedere alla facoltà di Medicina da quest'anno i ragazzi non hanno dovuto sostenere l'esame d'ingresso per superare lo sbarramento iniziale, ma si sono iscritti a un semestre filtro al termine del quale hanno affrontato tre prove scritte nelle materie fondanti dei primi sei mesi di lezione: Chimica e propedeutica biochimica, Fisica e Biologia. Critico sulla riforma, il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta sostiene che questa "è stata lanciata con grande enfasi politica e toni propagandistici, ma senza un’adeguata fase di sperimentazione e senza un confronto strutturato con tutti gli attori coinvolti. I margini di miglioramento della riforma esistono, ma richiedono interventi sostanziali sulla durata del percorso, da rendere coerente con la complessità delle tre materie, sui tempi di svolgimento delle prove e sull’introduzione di strumenti capaci di ridurre le disuguaglianze di partenza".
La riforma è stata molto contestata anche dalle associazioni studentesche in questi mesi, ed è successo anche pochi giorni fa ad Atreju, la festa di Fratelli d'Italia, quando alcuni attivisti dell'Unione degli studenti universitari hanno interrotto il panel della ministra Bernini lamentandosi proprio del semestre filtro. Sul caso il professore Burioni commenta: "Gli studenti in questo caso hanno contestato la selezione ed è nel loro pieno diritto farlo perché la selezione è una scelta politica e quindi uno può essere d'accordo o no. Io non ho seguito la faccenda". Infatti il test tra università pubbliche e statali è diverso: il professore ricorda che "noi abbiamo già selezionato i nostri studenti prima dell'inizio del corso e adesso stiamo cominciando a fare gli esami a febbraio".
Il presidente Cartabellotta invece ritiene che le proteste degli studenti non siano "un capriccio né una semplice insofferenza verso una prova selettiva. Quando le criticità segnalate riguardano tempi insostenibili, carichi di studio sproporzionati, modalità didattiche inadeguate e una carente organizzazione delle prove, è evidente che il problema va oltre la difficoltà del test che, di fatto, corrispondeva al superamento di tre esami universitari". Infatti i presupposti della riforma erano altri: avrebbe dovuto costituire un cambio di paradigma inclusivo, che spezzasse il tabù della selezione dei test a crocette e concedesse a tutti la possibilità di misurarsi con le materie fondanti del primo semestre in modo trasparente e meritocratico "Se però una quota consistente di studenti - avverte il presidente Cartabellotta - segnala uno scarto netto tra la promessa e l’esperienza reale, è doveroso interrogarsi sull’efficacia del modello adottato. E liquidare il disagio come eccessivo o strumentale non solo è ingiusto, ma impedisce di affrontare le criticità strutturali di una riforma che rischia di tradire i suoi stessi obiettivi".
Al di là della riforma in sé, che non commenta, l'attenzione del professore Burioni si concentra sull'istruzione. Se i risultati dei test dimostreranno che gli studenti non riescono a rispondere a "domande che dovrebbero essere alla portata di uno che ha conseguito la maturità, noi non dovremmo preoccuparci della selezione di Medicina. Ma di come sia stato possibile che questi ragazzi siano arrivati alla maturità senza avere queste conoscenze". Il presidente Cartabellotta ricorda però che la prova equivale "al superamento di tre esami del corso di laurea: il rischio concreto è che non venga selezionato il merito, ma la capacità reggere lo stress e adattarsi a un contesto poco strutturato. In altre parole, più che una selezione dei migliori, si finisce per premiare i più resistenti".
Modello Australia?
Sì al divieto di social under 16, dice la voce dei presidi Giannelli