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Editoriali
Nessuna mattanza a Medicina, ma un meccanismo di accesso più serio
La prima prova è andata male per ben oltre la metà dei candidati. Il senso realistico delle molte bocciature al primo test di ammissione
Quando sono “le chat degli studenti” a lanciare il primo allarme, è sempre buona regola procedere con circospezione. Del resto erano stati i social degli studenti, due settimane fa, ad aver lanciato l’allarme perché alle prove del “semestre filtro” per l’accesso a Medicina tutti avevano copiato. Si alzarono grida per annullare l’esame. A giudicare dai risultati, i primi ad anticiparli erano stati gli atenei di Milano, si può dire che non ha copiato nessuno. Se le “chat degli studenti” dovevano servire a certificare “lo sconforto e le proteste” per la riforma nei meccanismi di accesso alla facoltà, i numeri suggeriscono tutt’altro. E non sono numeri per forza catastrofici, come nei titoli dei giornali. Il semestre filtro è costituito da tre prove di 45 minuti – chimica e biochimica, biologia e fisica: 31 domande, per ogni prova era necessario il punteggio di 18 su 30. La prima prova è andata male per ben oltre la metà dei candidati. Su proiezioni nazionali – il ministero ovviamente non fornisce dati, poiché il 10 dicembre è previsto un secondo appello cui possono accedere tutti – sono stati promossi il 20 per cento dei candidati per biologia, meno del 20 per cento per chimica e soltanto il 10 per cento per fisica.
Un’ecatombe? Una tagliola che ora provocherà il rischio di avere più posti disponibili che studenti iscritti? Né l’una cosa né l’altra. Innanzitutto, va detto che i tre test costituivano veri esami, non i soliti e sempre criticati “quiz” da concorso. Non averli passati è responsabilità dei candidati, non del “sistema”. Va anche detto che probabilmente in molti hanno trascurato la preparazione nella materia considerata più ostica, fisica, per affrontarla in seconda battuta. Quanto al rapporto tra promozioni e posti disponibili, che con la riforma sono aumentati da 14 mila a 24 mila, come ha ribadito ieri il ministro Bernini a Quotidianosanità.it “la cosa importante è che i posti saranno tutti coperti”. Non è stata una mattanza, è un meccanismo di accesso più serio del numero chiuso e chiede agli studenti un livello di risposta adeguato.