La scorsa inaugurazione dell'anno accademico all'Università di Bologna (foto Ansa)

Il colloquio

Unibo, ripensaci. Il prof. Balestra, docente all'Alma Mater: “Sbagliato il pregiudizio sulle forze armate”

Luca Roberto

Il docente ordinario di Diritto civile nell'ateneo bolognese: "Se la scelta di dire no al corso è condizionata a monte da una pregiudiziale ideologica che, in qualche modo, decreta un no per il semplice fatto che lo studente che fruirebbe del corso riveste una divisa, questo mi lascia perplesso"

"E’ un segnale preoccupante che le università preferiscano evitare qualsiasi coinvolgimento quando si parla di corpi militari? Dal mio punto di vista sì, lo è, perché l’Università dovrebbe caratterizzarsi per l’apertura a tutti coloro i quali si fanno portatori di istanze di formazione, a maggior ragione se si tratta di un’istituzione dello stato, che tra l’altro è contemplata nella Costituzione”. Lo dice, parlando al Foglio, Luigi Balestra, ordinario di Diritto civile all’Università di Bologna e Presidente dell’Osservatorio Riparte l’Italia, esprimendo riserve sulla scelta dell’ateneo bolognese di non dare seguito all’accordo con l’Accademia militare di Modena per dar vita a un corso in Filosofia per gli allievi dell’Accademia. “In questo caso un’istituzione dello stato, che ha compiti e funzioni ben precise, ha chiesto di realizzare dei percorsi specifici appannaggio delle forze armate, e ciò in quanto il capo di Stato Maggiore ha manifestato una specifica sensibilità con riferimento agli insegnamenti di filosofia, i quali dal suo punto di vista, e penso anche correttamente – ma questo vale non solo per i militari, vale per chiunque –, implicano lo studio di materie in grado di corroborare una formazione sotto il profilo della capacità di indagare temi primari dell’esperienza umana”, argomenta Balestra. Eppure, il Rettore dell’Unibo, Giovanni Molari, ha detto che all’accordo l’ateneo non avrebbe dato seguito per ragioni di sostenibilità economica. “È certamente vero che quando si tratta di valutare l’attivazione di un nuovo corso bisogna fare i conti anche con la sua sostenibilità, sia per quel che riguarda la forza docente in campo, sia sotto il profilo finanziario, perché un nuovo corso di laurea decreta un aumento dell’impegno organizzativo”, risponde il docente dell’Alma Mater. “Ma quel che pare essere venuto in rilievo in questo caso, in termini di vera e propria pregiudiziale, è la circostanza che la richiesta provenisse dalle Forze armate. La sostenibilità è una questione che va ovviamente valutata e adeguatamente soppesata, ma se la scelta è condizionata a monte da una pregiudiziale ideologica che, in qualche modo, decreta un no per il semplice fatto che lo studente che fruirebbe del corso riveste a una divisa, questo mi lascia francamente perplesso”.

 

Il passo indietro dell’ateneo bolognese non è un caso isolato. C’erano già state le interruzioni a collaborazioni in campo militare sia da parte dell’Università di Pisa, passando per il Politecnico di Torino e per l’Università per Stranieri di Siena, che ha detto stop alla partnership con la Marina Militare. “Ma c’è stata anche l’idea di ripudiare, in qualche modo, le collaborazioni con società come Leonardo”, spiega il professor Balestra. “Accedere a un ordine di idee di questo genere equivale a ritenere che tra l’Università e le Forze armate ci sia una contrapposizione, un conflitto. Ma questo è, dal mio punto di vista, assolutamente incomprensibile, perché si tratta di due entità che fanno parte di un assetto, dal punto di vista dell’organizzazione, a livello anche costituzionale, che è fondamentale per il corretto dispiegamento dei rapporti socioeconomici, secondo una prospettiva di matrice democratica”, prosegue il docente. “Diversamente si rischia di identificare le Forze armate alla stregua di fomentatori di guerre o di atti riprovevoli. Il che, francamente, così non è, perché sappiamo benissimo qual è stato sino ad oggi il ruolo delle forze armate, successivamente alla seconda guerra mondiale. Basti semplicemente menzionare tutte le missioni di pace che sono state portate avanti in tante parti del mondo, anche con sacrificio della vita di tanti militari”. Da questa prospettiva, l’Università di Bologna è stata più esposta delle altre al condizionamento delle frange violente? “Bologna è sempre stata storicamente un’università molto attiva dal punto di vista del confronto. Che ci si confronti sulla base di opzioni ideologiche differenti, io penso rappresenti il sale della democrazia, quando il confronto è sano. Quando però diventa scontro, e ancor peggio scontro basato sulla violenza, anche soltanto verbale, penso che sia assolutamente inaccettabile”, ragiona ancora Balestra. Lei, personalmente, si auspica un ripensamento dell’Università sul mancato accordo con l’Accademia militare di Modena? “L’importante è che se ne discuta serenamente. Poi se per ragioni legate alla insostenibilità dello sforzo organizzativo che il Dipartimento deve mettere in campo per poter impartire i corsi, non si è in grado di sostenere e attivare il corso, ci può anche stare”, conclude il professor Balestra. “Ma non si può però condividere, di fronte a una richiesta avanzata da un’alta istituzione, il fatto che l’organo deputato alla discussione si astenga dal farlo. Il tutto in un clima di civile interlocuzione, dove tutti possano esprimere le proprie idee confrontandosi e, all’esito, decidere in senso favorevole oppure no”. 

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.