
(Ansa)
La proposta
Due idee per la scuola
Invece degli sgravi sul costo dei libri, perché non abolirli? E abolire i compiti a casa: c’è l’Ai
Settembre, andiamo. Non ancora a scuola, ma con il naso all’insù a cercare nuove idee, questo sì, per renderla migliore, meno noiosa e magari più “performante”, come ahinoi ormai dicono pure i (le) prof. Due idee di inizio settembre: una italiana dal ministro, e una dalla Francia dal Point. L’idea di Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione, riguarda un tema annoso, il caro libri; ma replica per risolverlo uno schema annoso. Non diremo dannoso, ma poco innovativo sì. L’idea del Point ha invece il pregio di immaginare il futuro: l’AI abolirà il senso dei compiti a casa.
Il “superbonus” dei libri di testo
Non è un superbonus, ovvio, bensì la proposta di inserire, legge di Bilancio 2025 per il 2026, una detrazione del 19 per cento sull’acquisto dei libri di testo di ogni ordine e grado. Il cui costo per famiglia varia tra i 350 (medie inferiori) e i 500 euro (licei) a studente. Parametri Isee e massimali in regola, ovviamente. Bene l’intenzione, del resto esistono già sgravi per spese dell’istruzione come rette, gite scolastiche, trasporti, attività sportive. Ma vorremmo avvertire Valditara, pro bono, che ogni buona idea sulla scuola si scontra subito con obiezioni di madornale stupidità: dal Fatto quotidiano che insinua che si tratti di un regalo ai Berlusconi (via Mondadori) ai luminari del Pd come Francesco Boccia secondo cui “il diritto allo studio non può ridursi a una promessa di sconti futuri, servono fondi strutturali e libri gratuiti per tutti gli studenti”, tanto la legge di Bilancio non la fa lui. Mentre pure i comitati delle famiglie, se gli offri una detrazione del 19 per cento, rispondono piccati che vogliono la totale gratuità. Chi paga, è la domanda che nessuno si fa; tantomeno se la fanno gli editori, che invece plaudono a un abbassamento dei costi (per le famiglie) che non intacca però i loro margini. Ma il vero aspetto contestabile, a proposito della detrazione, è quello che nessuno, destra o sinistra, si è mai sognato di affrontare alla radice: il senso e l’utilità della montagna di libri di testo su cui si basa di fatto, più ancora che sugli insegnanti, la scuola.
Abolirli sarebbe ovviamente un’utopia pasoliniana. Eppure: perché creare, soprattutto alle superiori, pletore di manuali che – spesso – servono più che altro ai docenti come calepini per preparare le lezioni? Nell’epoca della Lim, degli iPad a scuola (il Pnrr ha speso cifre enormi, a pioggia, sulla strumentazione digitale), nell’epoca in cui si possono scaricare testi e video o collegarsi a siti e banche dati specializzati, perché rendere “obbligatori” (ecco la parola magica, e tragica) i libri di testo? Forse per sorreggere un’industria editoriale di parastato e assistita che altrimenti, senza il timbro dell’obbligo di acquisto, non esisterebbe più? Invece di bonus alle famiglie, perché non mettere i docenti nella condizione (e obbligo) di essere liberi e di insegnare con gli strumenti della contemporaneità?
Inutile copiare a casa, c’è l’AI
Scrive invece arguto il Point che “a causa di un cambiamento radicale, non sarà più possibile occuparsi di produzioni scritte” elaborate a casa dagli studenti. “Il motivo di un cambiamento così drastico può essere riassunto in due lettere: AI”. Si apprende con l’AI, si sintetizza con l’AI. E allora che senso ha assegnare compiti scritti a casa, che qualsiasi studente elabora in un minuto con l’AI, facendo fesso anche il più occhiuto insegnante? Ma soprattutto, scrive il settimanale, “sta diventando ridicolo dedicare dieci volte più tempo alla lettura di un testo (i prof., ndr) di quanto ne sia stato impiegato per scriverlo”. Ed ecco la soluzione: “Porre fine a quel sacro totem dell’Educazione nazionale: i compiti a casa”. Meglio cambiare metodo, basta compiti fatti dal computer a casa: studiate davvero, e poi “gli studenti potranno sempre essere interrogati durante i compiti scritti con carta e penna”. Ma sarà più probabile “che venga chiesto loro di parlare oralmente”. La fine dei compiti a casa, scrive il Point, non è la capitolazione della scuola. Al contrario, consentirà la riabilitazione del lavoro scritto (in classe) e dello studio personale. Ritorno al futuro.