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“No all'antisemitismo”. Parla lo studente universitario che ha scritto il manifesto contro occupazioni e boicottaggi

Luca Roberto

"Mi sono accorto di quanto fosse grave il clima nelle università quando alla Statale di Milano non ho potuto nemmeno esprimere la mia opinione sul boicottaggio", racconta Pietro Balzano, che ha rivolto un appello affiché la politica s'interessi di quanto succede negli atenei. Spizzichino (Ugei): "Per fortuna la maggioranza silenziosa non la pensa come i collettivi. Ma la situazione per gli ebrei è ancora grave"

“Il mio manifesto per il diritto allo studio contiene proposte di buonsenso. E’ apolitico, ma si rivolge a tutti, maggioranza e opposizione. Perché nelle università siano garantite libertà, tolleranza e possibilità di poter continuare a studiare”. A spiegarlo al Foglio è Pietro Balzano, studente di Scienze politiche internazionali alla Statale di Milano. Lunedì ha partecipato a un incontro al Senato con i parlamentari di maggioranza per chiedere alle istituzioni di prendere contezza di cosa succede negli atenei italiani. “Personalmente sono molto preoccupato. Credo che dal 29 novembre in poi il clima nelle università possa ulteriormente surriscaldarsi. L’anno scorso le occupazioni hanno fatto un milione di euro di danni. Per questo il nostro è un appello rivolto anche ai rettori, perché si riesca a proteggerli, a livello istituzionale, dalle minacce e dalle pressioni che possono ricevere”. Uno dei punti del manifesto è proprio il rifiuto dei boicottaggi verso Israele. “Le università israeliane non hanno nulla a che fare con l’industria bellica. Il vero obiettivo delle proteste è verso aziende del settore come Leonardo. Ma se lasciamo che questi boicottaggi prendano il sopravvento sbagliamo di grosso”, dice Balzano. Il quale ha scelto di scrivere il manifesto pur non aderendo ad alcuna associazione studentesca. Scelta, per l’appunto, pienamente apolitica. “Mi sono accorto di quanto grave fosse il clima lo scorso aprile. Volevo semplicemente esprimere la mia opinione in un dibattito alla Statale sull’interruzione delle collaborazioni con Israele, ma sono stato contestato solo per aver espresso le mie opinioni. Per non dire delle minacce ricevute per aver scritto il manifesto. Eppure non si può continuare a essere ostaggio di vere e proprie minoranze rumorose che sovrastano tutti gli altri ma che non rappresentano affatto la totalità degli studenti”.

 

La pensa allo stesso modo anche Luca Spizzichino, presidente dell’Unione dei giovani ebrei d’Italia (Ugei) che ha sottoscritto il manifesto: “Non volevamo prendere una posizione politica. Perché non è di destra o di sinistra chiedere che gli studenti possano tornare a frequentare le università nelle migliori condizioni possibili”, spiega al Foglio. “A molti studenti, ebrei e non ebrei, non viene neppure consentito di esprimere liberamente il proprio pensiero. Ma così si soffoca un confronto aperto e costruttivo. Eppure noto che la cosiddetta maggioranza silenziosa degli studenti sta cominciando a parlare. Lo fa, per esempio, nelle elezioni studentesche. Dove le frange estremiste trovano sempre meno spazio, sono una minoranza. Certo, il lavoro da fare resta ancora tanto. Anche perché il rischio è sempre quello di rivivere le minacce vissute lo scorso anno”. Anche per questo è importante rivolgersi alla politica. “Contro l’antisemitismo le istituzioni stanno facendo un lavoro enorme. Il fatto è che il problema non è nelle istituzioni, ma nella nostra società”, ragiona Spizzichino. “L’antisemitismo riguarda tutti, non solo la comunità ebraica. Vengono minate alla base le fondamenta della nostra convivenza civile, dei nostri valori democratici. L’antisemitismo mascherato da antisionismo sta trovando sempre più accettazione, e non solo nelle università. Vuol dire che la società sta scricchiolando e per questo bisogna partire da un lavoro fatto sui singoli individui”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.