editoriali
Oltre 7.000 posti tagliati a scuola: meno figli, meno prof. Chiaro no?
Far scendere gradualmente il numero dei lavoratori della scuola è una necessità oggettiva. Il cambiamento demografico ormai si fa sentire anche nelle scuole superiori
Ai tradizionali e infiniti cahier de doléance che seguono il varo della manovra di bilancio si aggiunge la scuola. Grande allarme alla scoperta che, a decorrere dal prossimo anno scolastico, l’organico totale dei docenti sarà ridotto di 5.660 unità, mentre di 2.174 posti diminuirà la dotazione del personale Ata. Tecnicamente, un effetto dovuto al blocco del 25 per cento del turnover. Indignazione delle opposizioni. Per la deputata dem Anna Ascani, vicepresidente della Camera, “il quadro è chiaro: la linea del governo, fra tagli, riforme inutili e dannose e lo spettro dell’autonomia differenziata (chiaramente, non c’entra nulla, ndr) è quella di smantellare il sistema di istruzione che garantisce un diritto costituzionale a bambini e ragazzi”. Ma per rimanere sul duro terreno dei fatti, la scelta del governo – ovviamente determinata dalla spending review – è in pratica una rimodulazione degli organici che ha una storia ormai lunga e molto chiara. Anzi necessaria.
Far scendere gradualmente il numero dei lavoratori della scuola è una necessità oggettiva, legata al cambiamento demografico che ormai si fa sentire anche nelle scuole superiori. Già lo scorso anno si è verificata una diminuzione di circa 130 mila studenti, con la chiusura di circa 5.000 classi. Il tema è sul tavolo di tutti i governi da anni. Nel 2022 (c’era ancora il ministro Patrizio Bianchi) il Sole 24 Ore, in base ai dati del Mef, aveva stimato un calo di un milione e 400 mila studenti entro dieci anni, circa diecimila classi in meno e un esubero di 126 mila docenti. Limitare la copertura del turnover non è solo un taglio al bilancio, è anche un modo meno drastico di intervenire per evitare nei prossimi anni di collocare in esubero migliaia di insegnanti. Il ministro Giuseppe Valditara ha dichiarato che il blocco parziale del turnover è provvisorio, ma non è ben chiaro che cosa intenda. Più chiara, ma non sarà facile farla divenire realtà, è l’indicazione che il personale – docente o Ata – che risultasse in futuro in esubero potrebbe essere ricollocato altrove. Meno figli, meno posti fissi a scuola.