editoriali
Un boicottaggio poco Normale
Preoccupa il triste cedimento di una prestigiosa università alle pulsioni contro Israele, venate di esplicito antisemitismo
Nemmeno dieci giorni fa, davanti a un documento intimidatorio della “comunità studentesca” della Normale di Pisa che chiedeva – in analogia a quanto avvenuto a Torino – di interrompere la collaborazione scientifica con le università israeliane, il direttore della Normale Luigi Ambrosio aveva reagito con fermezza e una punta di indignazione: “Si assumeranno la responsabilità delle loro affermazioni e finché sarò direttore la collaborazione resterà inalterata”.
La rettrice della Scuola Sant’Anna, Sabina Nuti, con cui la Normale ha una intensa collaborazione, aveva a sua volta risposto alle accuse di fare ricerca sulla filiera bellica: “Accuse generiche che non si capisce a quali aspetti facciano davvero riferimento”.
Peccato che ora il Senato accademico della Normale abbia operato un incredibile, e imbarazzante, dietrofront davanti alle pretese studentesche, e alla cattiva aria che tira negli atenei italiani, e abbia approvato una mozione che accoglie in pieno le tesi anti israeliane dei collettivi: l’università figlia dell’universalismo napoleonico “chiede al Maeci di riconsiderare il Bando scientifico 2024 emesso il 21 novembre 2023 in attuazione dell’accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele”.
Il cedimento di una prestigiosa istituzione di fronte a pressioni venate di esplicito antisemitismo che non fa onore all’Italia e che preoccupa. Fortunatamente, in città, c’è anche l’Università di Pisa il cui rettore, Riccardo Zucchi, qualche giorno fa ha respinto con chiarezza le medesime istanze studentesche: “Ci siamo impegnati a renderci disponibili ad aperture di corridori umanitari e di salvaguardia degli studiosi e degli studenti palestinesi”, ha detto, “ma abbiamo anche detto no a qualunque forma di boicottaggio a Israele. Pensiamo che l’Università debba costruire ponti e non muri. Confermiamo gli accordi con quattro università storiche israeliane, i due accordi Erasmus e le intese scientifiche su specifici progetti di ricerca che non presentano legami con le situazioni di conflitto”. Libertà e cultura.