verso il ritorno a scuola

In classe senza mascherina? Le preoccupazioni dei presidi dopo l'annuncio di Bianchi

Francesco Stati

Privacy, controlli e responsabilità: la prospettiva di non indossare la mascherina tra studenti vaccinati lascia più di un dubbio. Giannelli (Anp): "È un'idea che può creare più problemi di quanti ne aspira a risolvere"

Sorridere tutti insieme. Senza più coprire il viso. E' l'obiettivo del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che nella conferenza stampa di ieri ha dichiarato che “se in una classe sono tutti completamente vaccinati ci si potrà togliere la mascherina. Un traguardo atteso da tempo dal mondo della scuola, tra i più colpiti dalle conseguenze della pandemia da Covid-19. Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza si è detto d’accordo. “Le mascherine possono essere abbassate nelle classi in cui tutti sono vaccinati”, ha affermato a supporto del collega.

Nella buona notizia, però, restano dubbi e incertezze. Se da un lato bambini e ragazzi sperano di tornare a vivere un ambiente simile a quello pre-pandemia, abbassando le mascherine, insegnanti e presidi si interrogano sulla decisione del ministero. Non per l’idea in sé, piuttosto per le modalità di attuazione. Tuttoscuola, rivista tra le più importanti nel settore, si è fatta portavoce con un articolo sul proprio sito delle perplessità di chi, negli istituti scolastici, è tenuto a far rispettare le regole. Per Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), la possibilità di tornare alla normalità è “non solo positiva, ma auspicabile da parte di tutti. Tuttavia, a preoccupare è soprattutto la privacy degli studenti: “Si tratterebbe di far sapere al personale scolastico informazioni private sulla salute degli studenti, elementi che i dirigenti scolastici non dovrebbero poter avere. Sono dati sensibili: non potendoli sapere, come si fa a far togliere la mascherina?”. 

Ma c’è di più. “Se solo uno o due ragazzi, all’interno di una classe, non si vaccinassero, bloccherebbero tutti gli altri compagni”, continua Giannelli. Se accadesse, potrebbero verificarsi episodi di emarginazione: “I vaccinati, in questo caso, potrebbero accanirsi contro i non vaccinati. La decisione, essendo tanti i ragazzi di minore età, potrebbe inoltre non dipendere da loro. Trovarsi in una condizione di diversità rispetto ai compagni potrebbe far sentire chi non è vaccinato in difficoltà rispetto al resto del gruppo, sono dinamiche frequenti tra i ragazzi". E così la misura, seppur auspicabile, "potrebbe creare più problemi di quanti ne aspira a risolvere", continua. 

A restare senza una risposta, per il momento, ci sono alcuni quesiti che rimbalzano tra i siti di informazione specializzati e i dirigenti scolastici: quale potrebbe essere lo strumento per certificare la vaccinazione? Chi sarebbe incaricato a farlo? “Queste domande rientrano nei problemi che menzionavo prima. Se entriamo in una classe di ragazzi con la mascherina, come facciamo a dire loro: giù la maschera?”. Occorre dunque chiarire le procedure. Ma perché non farlo prima degli annunci, viste le difficoltà con cui le scuole si sono misurate durante la pandemia? “Credo ci sia una tendenza di tutta la politica a capire prima le possibili reazioni dei cittadini alle misure per poi formalizzarle in base a esse. È una procedura in atto da tempo e sarebbe da cambiare al più presto. Tuttavia – conclude Giannelli – mi rendo conto delle difficoltà e delle preoccupazioni della classe politica”.

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