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Cattivi scienziati

Maths for sale: come la corruzione editoriale ha raggiunto anche le riviste di matematica

Enrico Bucci

L’estate 2025 ha svelato il tentativo di un’agenzia cinese di corrompere editor di riviste matematiche per garantire pubblicazioni rapide e a pagamento. Il caso dimostra che nemmeno le discipline più teoriche sono al riparo dalle distorsioni del sistema editoriale scientifico

C’è chi pensa che le riviste di matematica siano un porto sicuro, lontano dalle derive che hanno colpito le scienze biomediche: papermills, ghostwriting, peer review manipolata. Il caso scoppiato nell’estate 2025, riportato da Retraction Watch, dimostra che questa sicurezza è illusoria. Tra maggio e agosto, un’agenzia cinese di “servizi per autori”, A-Techo (nota anche come A-Tech), ha inviato email a vari capiredattori di riviste, tra cui il Journal of the European Mathematical Society (JEMS). L’offerta era diretta e sorprendentemente esplicita: per ogni articolo accettato, l’agenzia avrebbe pagato una tariffa compresa tra 500 e 1000 dollari. In cambio, chiedeva una “spedizione accelerata”, cioè una corsia preferenziale per i propri clienti, con la possibilità di negoziare i termini. Una delle email parlava di “collaborazione a lungo termine” e prometteva di inviare regolarmente articoli, sollevando il timore che non si trattasse di un caso isolato ma di un tentativo di instaurare un vero e proprio canale parallelo di pubblicazione. Non si proponeva un accordo con l’editore ufficiale della rivista, ma un patto privato con il singolo editor, in grado di bypassare la revisione paritaria. Ilka Agricola, editrice associata del JEMS, ha ritenuto l’offerta così grave da renderla pubblica. Nel suo commento, ha scritto che si trattava di un chiaro “eufemismo per tangente”: la matematica, ha ricordato, non prevede “fast-track” a pagamento, e il principio di equità richiede che ogni sottomissione segua lo stesso iter, a prescindere dall’autore o dal paese di provenienza.

L’indagine di altri editor e giornalisti ha mostrato che le email erano state inviate anche a riviste di scienze ambientali, di economia e di scienze politiche. A-Techo si pubblicizza come una “full-service agency” per ricercatori: offre editing linguistico, consulenza per la scelta delle riviste, formattazione, e persino promozione dopo la pubblicazione. Ma le verifiche hanno evidenziato segnali preoccupanti: fotografie di “membri dello staff” risultate stock images, testimonianze di presunti clienti che hanno negato di aver mai usato i loro servizi, e un linguaggio di marketing costruito per rassicurare editor e autori sull’esito positivo delle sottomissioni. Un professore statunitense ha riportato una email in cui l’agenzia chiedeva esplicitamente: “Non vogliamo passare per il processo tradizionale. Ci serve conferma che i vostri articoli saranno accettati e siamo pronti a pagare una tariffa accelerata, negoziabile".  È un passaggio che chiarisce la logica dell’operazione: non un aiuto editoriale, ma un canale di pubblicazione garantita – peraltro utilizzando un profilo rubato ad un vero ricercatore per inviare la richiesta. Raggiunta per chiarimenti, l’agenzia A-Techo ha negato che l’intento fosse corrompere i processi editoriali, sostenendo che l’obiettivo fosse solo “capire se la rivista offre opzioni di revisione rapida”. Una giustificazione che ha convinto pochi, perché il modello proposto non prevedeva trasparenza né passaggi ufficiali: l’accordo si sarebbe basato sulla discrezione dell’editor, a margine delle procedure di peer review.

Questo episodio è importante per almeno due motivi. Primo, è un esempio lampante di un fenomeno ormai parte integrante del mercato della pubblicazione scientifica, che dimostra come la pressione a pubblicare – un problema sistemico della scienza contemporanea – ha generato distorsioni non risparmiano nemmeno le discipline più teoriche. Secondo, rivela che in molti casi l’anello debole non è un membro del comitato editoriale: basta che un singolo editor accetti la proposta corruttiva, per inquinare il processo d pubblicazione su larga scala e creare un pericoloso canale di business per le agenzie predatorie. Sappiamo queste cose perché non tutti sono disposti a farsi corrompere, ma non bisogna farsi ingannare dal fatto ovvio che gli episodi che emergono sono quelli in cui la corruttela non è andata a buon fine: sarebbe da ingenui credere che, a fronte di un editor onesto, non ve ne siano altri che accettano, di cui non sapremo se non per incidente di percorso, e a danno fatto.

E dunque: se neppure la matematica è immune dalla perversione e dalla corruzione del sistema editoriale che controlla la pubblicazione scientifica, il rischio di una letteratura scientifica “a pagamento” promossa dalla valutazione bibliometrica non riguarda più solo le riviste predatorie o i paesi con sistemi accademici fragili. Serve una risposta di sistema, che causi la fine dell’incentivo a pubblicare a tutti i costi e quindi abbatta il mercato fraudolento che ne è conseguito; lo si è detto e ripetuto sempre di più in tutte le sedi, ma, a quanto pare, ci sono ancora troppi che ricavano benefici da una pratica insostenibile.

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