Foto Epa, via Ansa

Cop28

Perché anche l'Italia dovrebbe aderire alla sfida di Cop28 sul nucleare

Chicco Testa 

Ridurre le dipendenza dai fossili che pesano oggi per più dell’80 per cento dei consumi mondiali di energia esige uno sforzo colossale a cui devono concorrere tutte le fonti di energia che possono dare una mano, compresa quella nucleare

"Il nucleare non è la soluzione per domani mattina”, dice il professor Francesco Corvaro, inviato del governo italiano alla Cop28 a Dubai. Lo dice dopo avere precisato che l’energia nucleare è di gran lunga la fonte meno pericolosa, come dimostrano i numeri: 0,04 morti per Terawattora prodotto contro i 24 del carbone e i 18 del petrolio. Ma a questo punto allora la domanda è: “Quale sarebbe la fonte per domani mattina?”. Le rinnovabili che contano oggi meno del 5 per cento dell’energia totale consumata e presentano limiti di densità e di continuità evidenti? Le soluzioni per domani mattina non esistono e forse bisogna mettersi bene in testa che la transizione sarà un processo che durerà molti decenni e a poco servono asticelle e obbiettivi irrealistici, decisi a tavolino. Ridurre le dipendenza dai fossili che pesano oggi per più dell’80 per cento dei consumi mondiali di energia esige uno sforzo colossale a cui devono concorrere tutte le fonti di energia che possono dare una mano. E’ quindi del tutto logico che da Dubai arrivi un appello a triplicare sia le fonti rinnovabili sia la produzione nucleare.

E l’Italia? L’idea di Giorgia Meloni di puntare sulla fusione sembra un po’ uno spedire la palla in tribuna per prendere tempo e non decidere. Ci sono soluzioni più a portata di mano e aziende pronte a investire se solo si volesse. Né aiutano sparate come quella del ministro Salvini che vorrebbe una centrale nucleare a Milano. Nonostante insista da tempo sul tema nucleare forse il leader leghista non ha trovato il tempo per imparare che le centrali nucleari hanno bisogno fra l’altro della disponibilità di grandi quantità di acqua per il raffreddamento: mari o fiumi importanti, e non mi risulta che né il Lambro né l’Olona possiedano queste caratteristiche.

Intanto continuiamo e continueremo a importare energia dalla Francia e qualche impresa italiana cerca altre soluzioni simili all’estero. La novità è che gli altri fanno sul serio. La Cina che le centrali le costruisce e gli Stati Uniti che le vogliono costruire, e questa è una novità, oltre a diversi altri paesi. Ci sono voluti un paio di decenni per capire che senza energia nucleare la transizione rimane un bel desiderio. Cerchiamo anche da queste parti di stare con i piedi per terra e di non trasformare la questione nella solita disputa senza capo né coda, buona solo a eccitare le reciproche tifoserie. 

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