(foto di Maskmedicare Shop)

cattivi scienziati

Come evitare di infettarsi se in casa c'è una persona positiva al Covid

Enrico Bucci

Anche con la diffusione di Omicron e delle sue subvarianti molto trasmissibili, ci si può proteggere dalle infezioni domestiche. L'importanza delle precauzioni: mascherine, test e filtri Hepa portatili

In questi ultimi mesi, l’esperienza di infettarsi o di avere un congiunto infetto è diventata comune, a causa della elevata trasmissibilità del ceppo Omicron e delle sue subvarianti di SARS-CoV-2. Supponiamo, quindi, che qualcuno fra i lettori di questa pagina si trovi, proprio di recente, nella situazione descritta. Bisogna rassegnarsi al fatto che tutti in casa si infetteranno? E cosa fare per proteggere eventuali soggetti fragili? I lettori devono innanzitutto sapere che, anche con Omicron, il tasso di infezione domestica, una volta che un componente della famiglia sia positivo, non è del 100 per cento: esso variava fino a febbraio 2022 tra il 40 per cento e il 70 per cento, sulla scorta delle precauzioni prese, e l’arrivo di Omicron 2 non ha cambiato di molto le cose.

 

Quali sono dunque queste precauzioni, posto che i componenti del nucleo familiare siano tutti stati sottoposti al ciclo più indicato di vaccinazioni – due o tre secondo l’età? Cosa cioè si può fare per limitare le infezioni, in aggiunta ai vaccini, i quali come sappiamo esplicano sì il loro effetto benefico, ma in maniera variabile secondo la distanza dall’ultima dose iniettata e certamente in maniera minore rispetto al passato, dopo l’emersione della variante Omicron? La risposta a questa domanda è cruciale soprattutto per quei nuclei familiari che comprendono soggetti particolarmente vulnerabili alla COVID-19, come grandi anziani o affetti dalle condizioni croniche predisponenti ai danni peggiori.

 

La prima cosa da fare è ripetere frequentemente test diagnostici casalinghi per tutti i componenti della famiglia. Idealmente, bisognerebbe combinare il test di naso e gola, come suggeriscono per esempio le linee guida Canadesi; tuttavia, anche solo il naso, purché il test sia eseguito senza fretta e con accuratezza, è già un buon indicatore. Chi, in famiglia, risulti positivo, dovrebbe se possibile essere separato dai soggetti negativi, consumando anche i pasti in ambienti separati; ed i soggetti negativi dovrebbero continuare a testarsi almeno una volta al giorno, assumendo di essere positivi se sviluppano sintomi, indipendentemente dall’esito del test (si ricordi che i test rapidi possono dare esito negativo per 1-3 giorni dopo l’infezione). A seguito di test positivo, un individuo dovrebbe se possibile isolarsi per almeno 5-7 giorni successivi al riscontro positivo, e comunque non smettere l’isolamento finché sono sintomatici; nella maggior parte dei casi, ci si negativizza fra 10-14 giorni dopo il primo test positivo.

 

La seconda misura da adottare è l’uso delle mascherine Ffp2 per tutti i componenti della famiglia, positivi o negativi, ed in particolare quando i soggetti negativi siano a contatto con il pubblico per ovvi motivi di rifornimento e necessità; inoltre, i soggetti negativi dovrebbero comunque cercare di evitare di incontrare persone fragili al di fuori del nucleo familiare, per minimizzare il loro rischio.

 

Cosa fare con i bambini? Se si è positivi, almeno per i fatidici 5 giorni dal test conviene evitare il più possibile contatti stretti, se i bambini dovranno poi andare a scuola; in ogni caso, è bene che essi siano testati frequentemente e indossino mascherine ffp2 il più possibile, se le regole consentono loro di recarsi a scuola. Se sono i bambini ad essere positivi, valgono le indicazioni fornite sopra per tutti: dovrebbe scattare un opportuno isolamento, moderato ovviamente dal fatto che almeno un genitore dovrà prendersi cura di essi, adottando misure di buon senso (massima ventilazione dei locali, mascherine ffp2).

 

Infine, una precauzione per ora poco diffusa in Italia, ma che ha trovato conferme sperimentali ed è maggiormente utilizzata in altri paesi: è opportuno utilizzare filtri HEPA portatili negli ambienti della casa ove sono i soggetti infetti e in quelli ove sono i soggetti più fragili da proteggere. Se usati secondo le indicazioni, questi apparecchi non azzerano certo il rischio di infezione, ma insieme a tutte le altre misure – inclusa la massima areazione possibile – contribuiscono al contenimento della diffusione del virus.

 

Sperabilmente, andiamo verso un periodo in cui l’immunità da pregressa infezione e da vaccino, insieme alla bella stagione, diminuiranno di molto la circolazione virale: ma in vista del prossimo autunno, assieme alle scorte di mascherine ffp2, di test rapidi, di disinfettante, all’ossimetro e a un buon termometro, forse sarebbe il caso di considerare anche nel nostro paese l’acquisto di questo tipo di filtri portatili. È possibile, con le precauzioni indicate, diminuire i rischi di infezione anche in casa; e per chi convive con soggetti fragili, qualche precauzione in più può risultare fondamentale. Sereni ma vigili

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