cattivi scienziati
Variante Fauci
Infetti da Delta: il potenziale di diffusione del virus è lo stesso tra vaccinati e no? Cautela
Una dichiarazione di Anthony Fauci, che l’ha rilasciata per conto della Cdc, sta facendo grande rumore. In sostanza, Fauci ha dichiarato che i soggetti infetti dalla variante Delta, siano essi vaccinati o meno, avrebbero lo stesso potenziale di diffusione del virus. Questa dichiarazione è stata immediatamente interpretata con una strana forma di esultanza dai No vax come un “liberi tutti”, nella convinzione che a seguito di essa sia evidente che tutti, vaccinati e non vaccinati, trasmettano egualmente la variante Delta, e quindi che, a causa della prevalenza ormai ampia di questa variante, non vi sia una maggior responsabilità di diffusione del virus da parte dei non vaccinati rispetto ai vaccinati. I non vaccinati non potrebbero più essere visti come gli “untori” prevalenti dell’epidemia, e di conseguenza la scelta di non vaccinarsi potrebbe avere rilevanza solo per loro, causandogli eventualmente gravi conseguenze di salute. Sarebbe facile replicare che anche ammalarsi pesa sul sistema sanitario; ma questo vale per chiunque non attui uno stile di vita salubre, e dunque non potrebbe essere utilizzato come argomento speciale per discriminare i non vaccinati volontari.
In realtà, naturalmente, le cose non stanno affatto come gli antivaccinisti, nella loro fretta esaltata di avere ragione, pensano, per di più celebrando masochisticamente una supposta minore utilità del vaccino. Conscio del possibile uso deformato delle sue dichiarazioni circa la carica virale identica nel naso di vaccinati e non vaccinati infetti, già lo stesso Fauci ha precisato quanto segue: “This is not a common event. So I don’t want people to be thinking that all kinds of vaccinated people are transmitting it. No, it’s a very unusual, rare event, but it occurs”. Da questa dichiarazione emerge un concetto chiaro: l’infezione di un vaccinato, condizione necessaria perché possa trasmettere il virus ad altri, è un evento estremamente più raro che quella di un non vaccinato; pertanto, resta comunque vero anche con la variante Delta che i soggetti non vaccinati propagano il grosso dell’epidemia.
Solo per citare un ultimo risultato che conferma questo fatto, ottenuto in uno studio francese concluso il 7 luglio, su una coorte di oltre 50.000 individui infettati, la variante Delta ha mostrato sì una maggiore infettività, ma anche l’effetto protettivo dei vaccini nei confronti dell’infezione, risultata in questo studio avere un limite inferiore pari al 76 per cento, limite inferiore non diverso da quello osservato su altre varianti come la Alfa (contrariamente ad altri studi, ove l’effetto di protezione da varianti precedenti alla delta risulta leggermente superiore).
Quindi, vi è certamente un effetto dimostrato di barriera all’infezione nei vaccinati, effetto che lo stesso Fauci si è affrettato a ricordare; ma quali sono i dati che preoccupano il virologo, tanto da fargli dire che, se ci si infetta, anche da vaccinati si diffonde il virus come se non lo si fosse? Sappiamo che ci si riferisce alla carica virale nel naso, che risulta per la Delta molto elevata anche nei vaccinati; ma questi dati non sono stati mostrati ancora. Peraltro, il ritorno alla mascherina anche per i vaccinati che questi dati sulla variante Delta hanno indotto a consigliare da parte del Cdc si riferisce per ora a situazioni particolari: ambienti al chiuso, in aree a forte circolazione virale e soggetti immunodepressi o comunque fragili. Sono come si vede misure di prudenza generica, perché, sapendo che la protezione del vaccino si riferisce a una percentuale dei casi che occorrono nei non vaccinati, all’aumentare di questi ultimi aumenta anche il rischio per i vaccinati; anzi, proprio questa indicazione rafforza il peso della responsabilità che si assume chi non si vaccina, nel causare un rischio anche ai soggetti vaccinati aumentando la circolazione virale.
Riguardo la trasmissibilità dai vaccinati infetti, tuttavia, non un dato è presente sul sito della Cdc; invece, nell’ultima valutazione del rischio per la variante delta fatta dal Phe inglese, che risale al 23 luglio, leggiamo: “There are no data on whether vaccine effectiveness against transmission is affected”.
Ma allora quali sono i dati a cui fa riferimento Fauci? Forse, vado per ipotesi, sono i dati prodotti da un gruppo misto anglo-indiano e sottoposti a Nature. In tre diversi ospedali indiani, si sono osservati cluster di infezione fra il personale sanitario, quasi del tutto vaccinato; questo ha consentito di identificare le varianti responsabili, e non inaspettatamente la Delta è al primo posto. Soprattutto, nei materiali supplementari troviamo una tabellina, in cui risulta che nel naso dei soggetti vaccinati e infetti dalla Delta (47 soggetti esaminati) si trova circa 350 volte più virus che nel caso di altre varianti (22 soggetti esaminati), con valori che sono appunto non dissimili da quelli dei soggetti non vaccinati.
Ora, se i dati cui si riferisce Fauci fossero solo questi, sarebbe presto per derivare informazioni sulla trasmissibilità, perché questa, per esempio, dipende anche dalla sintomatologia (la tosse aumenta la diffusione) e non solo dalla carica virale nel naso. Quello che serve è il tasso di attacco secondario, cioè le infezioni causate dai vaccinati come percentuale dei loro contatti, paragonate al caso dei non vaccinati; e questo dato va accompagnato dal tipo di vaccino, visto per esempio che per il vaccino di AstraZeneca già in animale si era osservata una scarsa prevenzione dell’infezione a livello nasale.
Assumiamo, anche ingiustificatamente, che questo tasso sia uguale; resta, come sottolineato anche da Fauci, il fatto che i vaccinati si infettano molto di meno, e che comunque il numero di infetti tra i vaccinati dipende dalla pressione virale, cioè dal numero di infetti fra i non vaccinati. Se quindi alla fine si dimostrasse che per la variante Delta quanto Fauci teme è vero, i non vaccinati sarebbero un problema maggiore per il resto della popolazione, perché sarebbero responsabili della diffusione dell’infezione anche da parte dei soggetti vaccinati (l’infezione da vaccinato a vaccinato ha probabilità bassissima, visto che è bassa per ogni vaccinato). Io, se fossi un No vax, non sarei tanto contento di questo bel risultato, quando anche dovesse risultare solido.