Il vaccino russo Sputnik (Ansa)

Cattivi scienziati

Calma con Sputnik

Enrico Bucci

Il vaccino russo promosso dallo Spallanzani. Ma i dati che abbiamo non bastano

Nel surreale dibattito che si è sviluppato circa l’efficacia del vaccino Sputnik si è inserito lo Spallanzani, che per bocca di Francesco Vaia e in risposta alle prudenti dichiarazioni del direttore generale dell’Agenzia italiana  del farmaco (Aifa), Nicola Magrini, ha affermato che “Sputnik funziona. Noi ne abbiamo fatto una valutazione indipendente, come istituto di ricerca, non come gruppo isolato”. Ora, a parte il fatto che bisognerebbe sapere quale ruolo abbia lo Spallanzani quale interlocutore di Aifa nella discussione circa l’eventuale approvazione di un vaccino, la cosa interessante è che la valutazione di quell’istituto non può che basarsi sui dati resi pubblici attraverso la rivista The Lancet, vale a dire gli articoli che descrivono lo studio di fase 1/2 e quello di fase 3 pubblicati rispettivamente a settembre dello scorso anno e a febbraio di quello corrente. Questi articoli sono affetti da numerosi errori indicativi di una certa trascuratezza nella loro composizione e nella revisione, tanto che parte di questi errori – e nemmeno quelli più significativi – sono stati riconosciuti attraverso tre successive correzioni pubblicate dal “Department of Error” della rivista, due per il primo articolo (qui e qui) e uno (finora) per il secondo.

 

A parte gli errori sin qui riconosciuti e quelli aggiuntivi riscontrati dagli scienziati di tutto il mondo, la questione più importante riguarda la disponibilità di informazioni vitali per la valutazione accurata del vaccino: il protocollo dettagliato non è fornito, l’antigene non è noto con precisione e men che mai ne è definita la preparazione, i dati a partire dai quali sono stati ottenuti i risultati presentati non sono disponibili in nessuna forma. Non solo: a richiesta precisa di fornire questi e altri materiali, fin qui i ricercatori russi non si sono degnati di rispondere in altro modo, se non con sprezzanti dichiarazioni circa la non opportunità di fornire, appunto, delle risposte.

 

 

In questa situazione, qual è la valutazione che il gruppo dello Spallanzani può aver fatto, se non quella che qualunque ricercatore, leggendo quanto pubblicato, può per proprio conto effettuare? Di quali dati, di quali esperimenti e di quali informazioni in più dispone, tali da poter addirittura rispondere ad Aifa affermando l’efficacia e la sicurezza di un prodotto per il quale, evidentemente, le informazioni sono così parziali e di così difficile accesso?

 

Emergenza o non emergenza, noi abbiamo bisogno di buoni dati e del metodo scientifico per prendere le decisioni; affermare che questa sia inutile burocrazia, capace di provocare morti perché rallenterebbe l’utilizzo di strumenti indicati, è l’inaccettabile cantilena che già si sentì ai tempi di Stamina, del siero di Bonifacio e in ogni altra occasione in cui l’impatto emotivo della malattia e della morte è stato usato per spegnere il cervello e le voci degli scienziati.

 

Il vaccino Sputnik è frutto di una innovazione interessante e le probabilità che funzioni, a giudicare dagli altri vaccini basati su vettori adenovirali, sono alte; ma finché non si avrà accesso a tutti i dati e a tutte le informazioni necessarie, anzi finché a questi dati non avranno accesso le agenzie regolatorie, parlare di efficacia dimostrata e definirne addirittura le percentuali è wishful thinking.

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