(foto LaPresse)

sullo scontro burioni-san raffaele

La pressione sui Pronto soccorso è reale, non ci sono ricoveri inutili

Enrico Bucci

Chi dice che i Pronto soccorso si stanno affollando di pazienti spinti dal panico nega la realtà

Visto che per molti minimizzatori i Pronto soccorso, prima descritti come vuoti, adesso sarebbero pieni di persone impaurite, che in realtà non hanno bisogno di cure urgenti e quindi sarebbero sostanzialmente tutti codice verde, Roberto Burioni era intervenuto con un messaggio molto semplice, che riporto di seguito. “Alcuni dicono che i Pronto soccorso sono affollati da persone in preda al panico, e può essere vero. Ma quelle centinaia di persone che finiscono ogni giorno al cimitero a causa di Covid-19, sono spinte dal panico? Basta bugie. Basta bugie. Basta bugie”.

 

In una rapida e inconsueta reazione, il gruppo San Donato, asserendo di rappresentare un pensiero condiviso sia dall’ospedale San Raffaele (di cui Burioni non è dipendente) sia dall’Università Vit-Salute San Raffaele (che però non risulta aver deliberato alcunché in merito), comunicava alla stampa che le due istituzioni “si discostano dal pensiero del professore, in quanto le sue considerazioni sono del tutto infondate dal momento che non è a conoscenza della realtà clinica che si vive nei pronto soccorso e nei reparti Covid”, insistendo sul concetto e scrivendo che “pur riconoscendo l’autonomia di espressione, il Gruppo San Donato e l’università Vita-Salute San Raffaele lo invitano a considerazioni più rispettose della verità e del lavoro altrui”.

 

Dunque vediamo quale sia, questo ennesimo esempio di “realtà clinica” invocata dopo la morte clinica del virus. Alle ore 10.56 del giorno 11 novembre, per fare un esempio, nel Pronto soccorso del San Raffaele risultavano in trattamento 18 pazienti in codice rosso, 29 in codice giallo, 31 in codice verde e 2 in codice bianco, oltre a un codice giallo e uno verde in attesa. Una folla di pazienti che in maggioranza erano in codice rosso e in codice giallo. Né si tratta di una situazione diversa da quella che ormai si osserva da tempo; alle ore 9.58 del giorno 28 ottobre risultavano in trattamento 9 pazienti in codice rosso, 43 in codice giallo e 38 in codice verde, oltre a 4 codici verdi e un codice giallo in attesa. Dunque, chiunque affermi che nel Pronto soccorso del San Raffaele vi siano tutti codici verdi o anche solo una maggioranza di codici verdi semplicemente mente; e siccome è semplice verificare i dati di afflusso in tempi normali, mente pure chi non riconosce che il Pronto soccorso si sta affollando di pazienti Covid-19 che non sono spinti dallo spavento, ma dai sintomi seri o molto seri che sperimentano.

 

Questa situazione non si osserva solamente al San Raffaele; se prendiamo un altro ospedale famoso, il San Martino di Genova dove opera il dott. Bassetti, si scopre per esempio che alle 18.41 dell’11 novembre erano in trattamento 30 pazienti in codice rosso, 35 in codice giallo, 12 in codice verde e uno in codice bianco, oltre a 7 pazienti in codice giallo e 5 in codice verde in attesa. Dunque, la pressione sui Pronto soccorso è reale e non dovuta all’assalto di persone spaventate in codice verde; si può essere anche d’accordo che sarebbe opportuno migliorare la gestione sul territorio, ma bisogna allora avere Asl, Usca e medici di famiglia preparati e attrezzati per operare, come sta avvenendo a quanto pare con successo per esempio a Parma

 

Ciò di cui invece non si sente il bisogno è la negazione della realtà, o addirittura il suo rovesciamento, quando chi ha colpevolmente minimizzato l’emergenza all’inizio della prima ondata e poi durante la pausa estiva, si inventa la balla che l’eccessiva affluenza ai Pronto soccorso (ma evidentemente anche negli ospedali) sia colpa dello spavento indotto nella popolazione invece che del virus ripetutamente sottovalutato. Perché in codice rosso o giallo al Pronto soccorso non ci si finisce per paura, non è vero che ci sono ricoveri inutili in ospedale, né le terapie intensive e i morti aumentano per lo spavento, come appunto faceva osservare Roberto Burioni prima di destare le ire della direzione aziendale del San Raffaele.

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