Trump: dalla fantascienza all'anti-scienza

Avanza quel sentimento antiscientifico che già da alcuni anni vibra in Italia grazie al potere comunicativo di Grillo e alla propaganda del Movimento 5 Stelle. Perché questo non è un atteggiamento frutto dell'ignoranza, ma un aspetto di una strategia politica ben precisa.
Fino a ieri la presidenza Trump sembrava uno scenario fantascientifico. Rassicurati dai sondaggi e dall’abitudine al pensiero razionale, la grande maggioranza degli accademici non ha mai preso sul serio la candidatura del tycoon americano. Ora che Trump è presidente degli Stati Uniti, economisti e politologi inizieranno a ragionare seriamente sulle ragioni della sua vittoria. Gli accademici d’ogni tipo, invece, dovranno chiedersi cosa significa questa elezione per la scienza.

 

Trump è un campione di quel sentimento antiscientifico che già da alcuni anni vibra nel nostro paese grazie al potere comunicativo dei social media e alla propaganda degli alfieri del Movimento 5 Stelle. Nel caso dei rappresentanti politici, però, l’anti-scienza non è semplicemente frutto di ignoranza, credulità e incapacità di svolgere un ruolo delicato. È, anche, un aspetto di una strategia politica ben precisa.

 

La scienza si basa sull’evidenza empirica, ed educa i cittadini a fare altrettanto. Screditare la scienza e supportare “teorie alternative” che negano verità dimostrate sperimentalmente – come il riscaldamento globale, l’efficacia dei vaccini e la natura virale dell’HIV – serve ad abituare il pubblico a una forma di relativismo che, dal punto di vista del politico, è funzionale alla negazione dei fatti.

 

Rivolgendosi a una platea di cittadini diffidenti degli “esperti” e di ogni verità consolidata da anni di ricerca scientifica, Trump ha potuto sostenere che il riscaldamento globale sia un complotto cinese, che i vaccini sono inutili e provocano l’autismo, che non ci sia alcun buco nell’ozonosfera, e nonostante questo – forse anche grazie a questo – vincere le elezioni.

 

Così come, in Italia, un movimento politico i cui esponenti sostengono le teorie più assurde, dall’esistenza delle scie chimiche a quella delle sirene – è in testa nei sondaggi elettorali.

 

Coltivare il relativismo, slegare il dibattito pubblico dai fatti, serve proprio a liberare la campagna elettorale dai vincoli dell’evidenza empirica, per raccontare agli elettori qualunque cosa vogliano sentirsi dire – sull’immigrazione, le pari opportunità, l’uscita dall’Euro, la concorrenza cinese, per fare degli esempi – senza timore di smentita. In un rarissimo editoriale politico non firmato, Scientific American ha lanciato l’allarme su come l’anti-scienza di Trump abbia promosso nel dibattito politico statunitense un disprezzo senza precedenti per la verità dei fatti.

 

Indebolire la scuola e l’università, cioè le istituzioni che formano il capitale umano degli elettori, è un aspetto essenziale di tale approccio alla politica. Non è un caso che Trump abbia invocato un ridimensionamento del Dipartimento dell’Istruzione e la riduzione della spesa per l’istruzione primaria e secondaria, e che intenda attribuire la responsabilità della riforma a Ben Carson, un creazionista che nega il big bang e l’evoluzione della specie. Così come non è un caso che, in Italia, Beppe Grillo abbia investito del compito di riformare l’università Carlo Sibilia, noto per sostenere che lo sbarco sulla Luna sia una farsa cinematografica e che i governi dovrebbero stampare moneta a profusione senza curarsi delle conseguenze.

 

Gli scienziati americani, adesso, dovranno farci i conti. Quelli italiani per il momento sono soltanto avvertiti.

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