I sei ricercatori al termine dell'esperimento Hi-Seas (foto via Nasa)

Un anno nell'oceano Pacifico per simulare una missione su Marte

Redazione
E' terminato l'esperimento Nasa Hi-Seas. Sei scienziati hanno vissuto su un'isola hawaiana per studiare cosa succede a un team in isolamento e simulare un futuro viaggio sul Pianeta rosso.

Hanno passato un anno in una sfera geodetica, l’unica costruzione artificiale in un deserto di rocce. Nelle rare uscite dalla “tenda” indossavano ingombranti tute da astronauta. Pionieri spaziali in un paradiso terrestre, perso nel Pacifico settentrionale, i sei scienziati della missione Nasa Hi-Seas (Hawaii Space Exploration Analog and Simulation), hanno raggiunto l’obiettivo. Domenica 28 agosto hanno lasciato la base dove, per 365 giorni, hanno simulato un’operazione su Marte, che secondo le stime potrebbe durare da uno a tre anni. La Nasa spera di potere arrivare sul Pianeta rosso entro il 2030 e si sta attrezzando. Scopo dell’esperimento era studiare le dinamiche di un equipaggio – tre uomini e tre donne – su un “altro” pianeta: in isolamento quasi totale per un periodo prolungato di tempo e in condizioni avverse. Sul fianco del Mauna Loa, il vulcano sulla più grande isola delle Hawaii, a circa 2.500 metri di altitudine, ogni scienziato ha lavorato su un progetto di ricerca. E ha cercato di adattarsi alle risorse limitate e alla convivenza forzata all'interno della cupola.

 



 

Al comando l’americana Carmel Johnston, ricercatrice del suolo. Insieme a lei la tedesca Christiane Heinicke, fisico e ingegnere, l'inglese Andrzej Stewart, ingegnere aerospaziale, l'astrofisico statunitense Sheyna Gifford, l'astrobiologo francese Cyprien Verseux e l'architetto Tristan Bassingthwaighte. I sei hanno trascorso l’ultimo anno in una struttura autosufficiente di ottanta metri quadri, monitorati da telecamere, sensori di movimento e altri dispositivi per raccogliere dati su fattori cognitivi, emotivi e sociali. Unico modo di comunicare con la Terra le email, spedite però con un ritardo di venti minuti: più di quello che impiegherebbero realmente dallo spazio, per simulare la peggior situazione possibile.

 



 

Kim Binsted, il capo progetto, ha spiegato che è stato particolarmente difficile per i ricercatori individuare eventuali problemi psicologici negli astronauti: "Sono persone stoiche e generalmente molto positive, che non si lamentano quasi mai". Gli scontri più evidenti, per Binsted, sono stati classici battibecchi tra coinquilini: "Chi ha mangiato l'ultimo pezzo di cioccolato?” , “stai masticando troppo forte” o “qualcuno non ha fatto la sua parte di lavori". I ricercatori ora dovranno analizzare e confrontare i dati provenienti dalle tre simulazioni e individuare le cause di problemi dell'equipaggio in un futuro viaggio su Marte.

 

Si tratta del secondo esperimento di isolamento più lungo della storia: le precedenti simulazioni erano durate quattro e otto mesi, mentre il record di 520 giorni è detenuto dall’esperimento russo-europeo Mars 500. Hi-Seas è ora alla ricerca di partecipanti per le prossimi due missioni da otto mesi che saranno inviate nel 2017 e nel 2018.

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