foto Eddie Yip via Flickr

La notte delle Perseidi, le lacrime più spettacolari di San Lorenzo

Umberto Minopoli
Quest’anno, tra l’11 e il 12 agosto, si attende un flusso di stelle cadenti superiore al consueto. Ecco perché, da dove vengono e di cosa sono fatte.

Stelle cadenti. Complice Giove, con il suo enorme influsso gravitazionale, e una luna compassionevole, quest’anno le lacrime di San Lorenzo dovrebbero stupirci a centinaia. Con un picco promettente, più del solito,  nelle notti dell’11 e 12 agosto. Le  chiamiamo stelle cadenti. Sono, più prosaicamente, polvere di comete, l’oggetto celeste più bizzarro e affascinante della storia dell’astronomia. Aristotele, che non ammetteva in cielo nulla che si muovesse e non fosse perfettamente fisso, degradò le comete a esalazioni terrestri che si incendiavano a contatto con le parti alte dell’atmosfera. E così, per duemila anni restarono un fenomeno sconosciuto e misterioso. Utilizzato solo, nell’immaginazione collettiva, come premonizione: la nascita di Cristo, la peste del Seicento, la  sconfitta di Napoleone nel 1812 e altri eventi storici furono collegati al passaggio delle comete. Fino a Edmund Halley, un uomo il cui genio non fu forse inferiore a quello di Newton ( rivelò il funzionamento del magnetismo terrestre; calcolò la distanza esatta tra la terra e il sole, mappò il cielo stellare, scoprì il moto delle stelle fisse, aprì alla demografia moderna) ma che è passato alla storia solo per aver scoperto il mistero delle comete e per aver dato il nome alla più famosa di esse: la cometa di Halley, che ci fa visita ogni 76 anni.

 

Aristotele si sbagliava, come molto spesso capitava al “maestro di color che sanno” (Dante). Le comete, sostenne Halley, sono fenomeni celesti “periodici”. Come i pianeti, i satelliti planetari e ogni altro oggetto in movimento attorno a un grande corpo massivo, le comete percorrono orbite ellittiche intorno al Sole, per comparire, in date precise ricorrenti, nel cielo notturno. A seconda del periodo dell’intervallo  di tempo della loro comparsa è possibile ricostruire, con precisione, la lunghezza dell’orbita. Pensate alla genialità di Halley che, in epoca di memoria solo orale, era riuscito a intuire che tre comete avvistate nel 1682, nel 1607 e nel 1531 erano lo stesso oggetto che tornava ogni 76 anni. Preannunciò il ritorno per il 1758. E ci azzeccò.

 



 

Da allora le comete periodiche sono diventate un fenomeno usuale. La fisica del cielo le definisce “palle di neve sporca”. La loro dinamica spiega le lacrime di San Lorenzo o stelle cadenti. Si tratta di oggetti duri, scuri e fatti prevalentemente di ghiaccio (il che li distingue dagli asteroidi) che abitano, in prevalenza, regioni periferiche del sistema solare, la fascia di Kuiper ( intorno, più o meno,  all’orbita di Nettuno) e quella di Oort, un’ipoteca nube sferica di comete che pare segni il limite ultimo del sistema solare). Molti di tali oggetti vagano senza direzione. Molti altri, invece, seguono orbite uniche e aperte (appaiono per scomparire poi per sempre). Alcune seguono, invece, orbite ellittiche e vengono, a periodi ricorrenti, a sfidare il Sole, a giocare con la nostra stella. In prossimità di esso, il vento solare risponde alla sfida. E la materia di cui sono fatti questi oggetti ghiacciati, sostanze volatili di vari gas (carbonio, metano, ammoniaca), di polvere e minerali, si sublima dando vita alla meraviglia della chioma brillante e della coda splendente delle comete che fuggono via dal Sole dopo averlo sfidato.

 



 

E le stelle cadenti di agosto? Che c’entrano con le comete? Lo scoprì, nel 1866,  il più grande astronomo italiano, Giovanni Virgilio Schiapparelli. Una storia stravagante. Nel loro duello col Sole, una sorta di caccia alla lepre con il  vento solare, le comete in fuga dal sole lasciano in giro dei detriti, frammenti di polvere e di roccia, lungo l’immenso percorso delle loro orbite. Si chiamano sciami meteorici. Se la Terra, nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole, viene  a trovarsi in una di queste regioni ed entra a contatto con questi detriti, li incendia per attrito con l’atmosfera terrestre. I detriti infuocati e sfreccianti producono l’immagine delle stelle cadenti. E’ questo che avviene nelle notti di San Lorenzo. La Terra tra luglio e agosto, nel moto di rivoluzione, si ritrova ad attraversare una nube di polvere e detriti in un radiante (luogo di origine dei detriti) di cielo che appare localizzato dalle parti della costellazione di Perseo. Di qui il nome dello sciame delle lacrime di San Lorenzo: Perseidi.

 



La costellazione di Perseo disegnata da Johannes Hevelius (via Wikipedia)


 

I detriti sono stati prodotti e lasciati lì dal passaggio di una cometa periodica di circa 10 chilometri di diametro scoperta nel 1862 da Lewis Swift e Horace Parnell Tuttle. La cometa torna ogni 133 anni (il prossimo passaggio sarà nel 2126) a rimpinguare di detriti il cielo del Perseo. Non è l’unico sciame dell’anno, altri ne conosciamo, ma quello delle Perseidi è il più spettacolare. Dove guardare, allora, la notte dell’11 agosto? Sdraiatevi  su un prato o una spiaggia, in una zona priva di luce, dalle 22 in poi (meglio più o meno a un paio di ore prima dell’alba). Fissate (se siete capaci ma è facile con qualche esercizio), la stella polare (giù a destra in basso dalla ruota del Grande Carro). A destra, in alto sulla Polare, riconoscerete subito la splendida e maestosa Cassiopea, la costellazione a forma di “W”. Immediatamente sotto di essa, c’è Perseo, nel cui radiante nascono le stelle cadenti di agosto. Buona caccia.

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