Ansa
Editoriali
“Tagliare gli sprechi” non basta. Gli slogan fanno male alla sanità
L’efficienza dipende da misure mirate e concrete: immaginare che 15 o 20 miliardi aggiuntivi possano riportare nel perimetro pubblico i 48 miliardi di servizi oggi acquistati nel privato è una pia illusione. Gli esperti della Bocconi indicano una strada pragmatica: scegliere priorità, non inseguire tutto
"L’universalismo del Servizio sanitario nazionale (Ssn) non si difende con gli slogan né con l’eterna richiesta di “più risorse”, ma con scelte chiare, spesso difficili, sempre concrete. Questo è quanto ci ricorda il nuovo rapporto Oasi del Cergas Bocconi. Da anni promettiamo tutto a tutti, senza mai definire con onestà cosa il sistema possa realisticamente garantire. E mentre la politica rincorre soluzioni immediate e comunicabili – “più prestazioni”, “meno attese”, “via agli sprechi” – le liste d’attesa crescono, le diseguaglianze si allargano, il divario nord-sud si consolida, la non autosufficienza esplode. Il rapporto fotografa un sistema in affanno, sorretto da manager costretti a operare con una “doppia agenda”: quella esterna, allineata alla retorica politica, e quella interna, silenziosa ma indispensabile, che riguarda ciò che davvero migliora gli esiti.
E’ su questa seconda agenda che si gioca il futuro dell’universalismo. Perché immaginare che 15 o 20 miliardi aggiuntivi possano riportare nel perimetro pubblico i 48 miliardi di servizi oggi acquistati nel privato è una pia illusione. E credere che basti “tagliare gli sprechi” senza toccare l’organizzazione significa ignorare che il vero efficientamento richiede riorganizzare reparti, riallocare personale, innovare processi – cioè scontrarsi con resistenze politiche, professionali e territoriali. Gli esperti della Bocconi indicano una strada pragmatica: scegliere priorità, non inseguire tutto. Governare la domanda, non solo aumentare l’offerta. Riorganizzare reti frammentate. Investire in innovazione già disponibile. E, soprattutto, valorizzare i professionisti, creando spazi di autonomia e protezione istituzionale per chi vuole innovare. Perché senza l’ingaggio dei giovani operatori sanitari non esiste futuro del Ssn. Difendere l’universalismo non significa promettere ciò che non possiamo mantenere, ma accettare la complessità, fare scelte coraggiose e osare nell’innovare. L’alternativa è continuare a vivere di illusioni mentre il castello, lentamente, continua a crollare.