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I flop nella sanità

La Corte mostra i deficit nei bilanci regionali e ricorda quanto l'inefficienza sia una tassa sull'Italia

Giovanni Rodriquez

Undici regioni chiudono in perdita, comprese realtà storicamente considerate “virtuose”. Le cause sono l'aumento dei costi sanitari, l'impatto dei rinnovi contrattuali e soprattutto un ricorso sempre più massiccio al privato accreditato. Una traiettoria insostenibile che chiama a scelte politiche coraggiose

I conti della sanità italiana sono arrivati a un punto di rottura. Il nuovo quadro tracciato dalla Corte dei conti sui bilanci regionali 2024 non lascia spazio a interpretazioni: il disavanzo complessivo supera 1,5 miliardi di euro, quasi tre volte quello registrato nel 2019. Anche dopo coperture e trasferimenti straordinari, il rosso resta pesantissimo: –759 milioni, la conferma di una crisi che non è più episodica, ma strutturale. Il dato più allarmante non è solo la dimensione del deficit, ma la sua diffusione: undici regioni chiudono in perdita, comprese realtà storicamente considerate “virtuose”. La Sardegna guida la classifica dei disavanzi con oltre 365 milioni prima delle coperture; seguono Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte.

 

 

Un elenco che racconta una difficoltà trasversale, che non risparmia nessuno. Ancora più preoccupante è la frattura tra regioni: quelle in Piano di rientro peggiorano, ma a colpire è soprattutto il tracollo delle regioni ordinarie, che passano dai 355 milioni di deficit del 2019 agli oltre 1,3 miliardi del 2024. Un dato che ribalta molti luoghi comuni: non è più solo il Sud a soffrire, ma anche sistemi consolidati che non riescono a reggere l’impatto della spesa crescente. La Corte dei conti indica chiaramente le cause: aumento dei costi sanitari, l'impatto dei rinnovi contrattuali e soprattutto un ricorso sempre più massiccio al privato accreditato che altera gli equilibri economici e aumenta la pressione sui bilanci regionali. Le coperture straordinarie, che negli anni hanno tamponato la situazione, oggi non bastano più. L’immagine che emerge è quella di un Servizio sanitario nazionale che rischia di frantumarsi in base al territorio e alla capacità fiscale delle singole Regioni. Una traiettoria insostenibile, che chiama a scelte politiche coraggiose: non solo maggiori investimenti strutturali ma anche una gestione più efficace, oculata e lungimirante delle risorse messe a disposizione delle regioni. Ignorare questi segnali significa avvicinarsi pericolosamente a un punto di non ritorno.

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