editoriali

I conti che non tornano sulla Sanità

Redazione

Nel 2024 la spesa sanitaria raggiunge 8,3 miliardi, ma il meccanismo di contenimento fallisce e genera contenziosi, mettendo a rischio imprese e innovazione. Eppure il caso Parisi va in prima pagina, la spesa impazzita no. Dati e rimedi

  

Il Quaderno 2025 della Corte dei Conti conferma che nel settore dei dispositivi medici, mentre la spesa pubblica continua a crescere in modo strutturale, il meccanismo del payback – concepito per contenerla – si è rivelato inefficace e controproducente. Nel 2024 la spesa ha raggiunto i record di 8,3 miliardi di euro, con un aumento del 6,3 per cento rispetto all’anno precedente. L’incidenza sul Fondo sanitario regionale è ormai al 6,3 per cento, ben al di sopra del tetto fissato al 4,4 per cento. Questo trend ascendente coinvolge tutte le regioni, con picchi particolarmente significativi al Sud, dove la Campania registra un +15,9 per cento, e al Nord, con il Friuli Venezia Giulia che segna un +13,1 per cento. E il payback non funziona. Tra il 2019 e il 2024 lo sforamento cumulato ha raggiunto i 10,5 miliardi, ma l'applicazione del meccanismo ha generato un contenzioso massiccio che ha costretto il governo a continui interventi correttivi. L’ultimo, nell’agosto 2025, ha consentito alle aziende di pagare solo il 25 per cento degli importi originari, con lo stato che dovrà coprire 360 milioni di euro attraverso un fondo straordinario.

La situazione evidenzia due fallimenti: un tetto di spesa anacronistico e incapace di rappresentare i reali fabbisogni sanitari, determinati dall’innovazione tecnologica, dall’invecchiamento della popolazione e dalle conseguenze della pandemia; un meccanismo di contenimento che, invece di razionalizzare la spesa, crea incertezza normativa e mette a rischio la sostenibilità delle imprese fornitrici. Serve un nuovo equilibrio che superi la logica emergenziale: da una parte una revisione realistica dei tetti di spesa, calcolata sui bisogni sanitari effettivi della popolazione; dall’altra un sistema di contenimento che coniughi la razionalizzazione della spesa con la necessità di non soffocare un settore strategico per la salute dei cittadini. La strada dei rinvii e degli aggiustamenti tampone non è più percorribile senza compromettere la tenuta dei conti pubblici e l’innovazione terapeutica. Una volta conclusa la polemica sul Parisi sbagliato, forse varrebbe la pena ripartire da qui.

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