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Parole d'ordine per schiacciare le nuove varianti: tracciare e vaccinare

Sergio Abrignani

Giusto fare tamponi negli aeroporti, ma serve una regia europea. Su Grifone niente panico, basta la quarta dose

Tanti ripetono che il problema del Covid di oggi sono le nuove possibili varianti che potrebbero arrivare dalla Cina. In realtà è da più di due anni, da quando cioè si è imposta la variante Alfa, che sappiamo che il problema maggiore con il virus Sars-Cov-2 sono le nuove varianti che esso genera ogni 4-6 mesi. Una nuova variante virale spiazza la variante preesistente e diventa clinicamente rilevante quando è più diffusiva (cioè quando una persona infettata, infetta a sua volta più persone della variante precedente) e quando sfugge di più agli anticorpi neutralizzanti indotti da vaccinazione o precedente infezione. Da circa un anno, il virus si è arroccato sulla famiglia di varianti Omicron che probabilmente rappresentano per esso la migliore sintesi fra alta diffusività (tantissime persone infettate), fuga dalla risposta immunitaria (capacità di sfuggire a una parte degli anticorpi neutralizzanti), patogenicità (grado di malattia che non deve essere troppo severa, anzi più asintomatici ci sono più si diffonderà il virus perché non diagnosticato).

   

Ora che con le varianti Omicron del Sars-Cov-2 siamo in una sorta di equilibrio in cui abbiamo accettato qualche migliaio di morti ogni mese a fronte di una vita “normale”,  dovremmo potenziare la nostra capacità di identificazione tempestiva di nuove varianti e ovviamente di tracciamento della diffusione delle varianti già note. Fino a oggi, il nostro paese ha sequenziato poche migliaia di campioni, contro le centinaia di migliaia o milioni di sequenze di altri paesi europei. Ciò che dovremmo fare è potenziare e coordinare il sequenziamento di campioni positivi al Sars-Cov-2 per identificare il prima possibile nuove varianti e subvarianti che dovessero circolare in Italia.

  

Immunologicamente, nuove varianti si generano molto più probabilmente in una situazione di tanto virus e poca risposta immunitaria. La situazione ideale è l’infezione di pazienti immunodeficienti in cui l’infezione dura tante settimane (molto di più delle persone immunocompetenti) in presenza di pochissima risposta immunitaria, così si è generata la variante Alfa in un paziente inglese. Un altro caso di scuola è la generazione di varianti in paesi ad alta densità abitativa e pochi soggetti vaccinati, cosi si sono generate le varianti Delta in India e la variante Omicron in Sudafrica.

 

Queste osservazioni ci portano quindi a considerare la Cina come un possibile serbatoio ideale per la generazione di nuove varianti clinicamente rilevanti. Infatti ha una popolazione enorme, 1,4 miliardi di persone, con una densità (137 abitanti per chilometro quadrato) quasi quattro volte superiore a quella di Europa e Stati Uniti; si aggiunga che i cinesi sono non solo poco vaccinati ma anche “mal” vaccinati con vaccini (prodotti dalle aziende cinesi Sinovac e Sinopharm) a base di virus intero inattivato chimicamente che è stato dimostrato avere un’efficacia di meno della metà dei vaccini a base di mRna. Quindi verrebbe da dire che il governo italiano ha fatto bene a imporre il tampone a chi arrivi con voli dalla Cina. Però il nostro primo ministro ha giustamente dichiarato che questa misura sarebbe molto più efficace se tutti gli altri paesi europei facessero lo stesso, visto che i giornali riportano che l’85 per cento dei viaggiatori provenienti dalla Cina arriva in Italia attraverso un altro scalo europeo dove non è previsto alcun controllo. Va però detto che il più importante ente europeo per la salute pubblica, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), ha giudicato lo screening dei viaggiatori in arrivo dalla Cina ingiustificato perché i paesi dell’Ue hanno livelli relativamente alti di immunizzazione e vaccinazione e le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’Ue. La misura di screening dunque, secondo l’Ecdc, non sarebbe necessaria neanche se fosse applicata a livello di tutti i paesi dell’Unione europea.

 

Verrebbe da aggiungere che per essere coerenti con la misura presa due giorni fa nei confronti della Cina si dovrebbe imporre lo stesso tipo di controllo sui passeggeri in arrivo dall’India che è un paese di 1,44 miliardi di persone, con una densità di popolazione (320 abitanti per chilometro quadrato) due volte e mezzo più alta della Cina, con il 68 per cento della popolazione vaccinata con due dosi ma solo il 16 per cento con tre dosi e per di più con il vaccino indiano Covaxin, che come i vaccini cinesi è a base di virus inattivato chimicamente che protegge molto meno dei vaccini a mRna. Ma non lo facciamo perché non avrebbe senso, visto che in India si infettano con le stesse varianti che circolano nel mondo occidentale.

 

Tanti parlano poi del rischio della variante Grifone (XBB.1.5) che è una subvariante ricombinante di Omicron-2 che nella costa est degli Stati Uniti sta creando una nuova impennata di contagi e di ricoveri. Grifone è già arrivata in Italia e in Europa da almeno due mesi ma è limitata a pochissimi casi (1-3 per cento). Quale che sia la diffusione di Grifone, va detto che anche questa subvariante di Omicron, come tutte le varianti Omicron, è caratterizzata da alta diffusività (tanti infettati) e relativamente bassa patogenicità (pochi casi gravi fra i vaccinati, 5-6 volte più casi gravi fra i non vaccinati). Per mitigare ulteriormente il panico con cui alcuni parlano del Grifone, si dovrebbe leggere sulla più importante rivista clinica del mondo (New England Journal of Medicine) la pubblicazione del 22 dicembre dei dati di protezione verso le subvarianti Omicron (inclusa la XBB.1.5) nei soggetti vaccinati con il nuovo vaccino a mRna bivalente che contiene anche l’Rna codificante la Spike della variante Omicron-5. Questo lavoro dimostra che i vaccinati con il nuovo vaccino bivalente hanno livelli di anticorpi neutralizzanti contro le diverse subvarianti Omicron  decine di volte superiori ai livelli di anticorpi nei soggetti vaccinati con il vecchio vaccino Wuhan. Questi dati sono un ulteriore forte invito a tutti, ma soprattutto alla popolazione più suscettibile a sviluppare una forma grave di Covid, di fare la quarta dose a base di Omicron, visto che la famiglia di varianti Omicron circolerà fra noi probabilmente ancora per molto e che solo il 29 per cento degli ultra 60enni ha ricevuto la quarta dose. 

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