Foto di Julia Koblitz, via Unsplash 

Cattivi scienziati

Dall'anemia falciforme all'emofilia. La sostituzione genica potrebbe essere una soluzione

Enrico Bucci

Enea Tech, controllata dal Tesoro, potrebbe salvare il futuro della cura delle malattie rare in Italia. Nel frattempo, la ricerca fa passi avanti e studia come sostituire un gene con altri possa essere una risposta a patologie gravi, che sembravano irreversibili

Questo è stato un anno in cui, oltre a una moltitudine di frutti della ricerca scientifica giunti a maturazione, vi sono state molte buone notizie sulle terapie di sostituzione genica che alleviano gravi disturbi genetici nei bambini
Le terapie di sostituzione genica si basano sul correggere i disturbi genetici causati da mutazioni in un singolo gene somministrando nuove copie funzionanti del gene nelle cellule in cui quei geni servono, in genere utilizzando un virus come vettore.

 

In California, a Los Angeles, Donald Kohn ha presentato dati che indicano come la sostituzione genica funzioni nel curare una rara e letale condizione immunitaria, chiamata deficit di adesione leucocitaria, curando nove bambini.
Ema ha approvato Upstaza a luglio, un prodotto per il trattamento di un raro e fatale disturbo del movimento chiamato carenza di aadc, causato da difetti nel gene ddc difettoso. La terapia prevede l'iniezione di nuove copie funzionanti del gene ddc nel cervello. Un bambino che ha ricevuto la terapia in uno studio clinico è passato dall’immobilità totale, senza alcun controllo della testa e ovviamente senza capacità di parola al correre, saltare, cavalcare e parlare in più lingue.

 

Altre tre terapie di sostituzione genica sono state approvate quest'anno dalla Food and drug administration (Fda) statunitense: una per una malattia del sangue chiamata beta talassemia, una per l'emofilia e un'altra per una condizione neurodegenerativa chiamata adrenoleucodistrofia cerebrale. Nei decenni precedenti, l'agenzia aveva approvato solo altre due terapie di sostituzione genica: Luxturna per una forma ereditaria di perdita della vista nel 2017 e Zolgensma per l'atrofia muscolare spinale nel 2019.

 

Altri candidati trattamenti promettenti dovrebbero essere approvati a seguito dei risultati positivi degli studi clinici riportati quest'anno, per condizioni quali l'immunodeficienza combinata grave, la gangliosidosi GM1 infantile e la malattia di Tay Sachs, queste ultime entrambe malattie neurodegenerative dell'infanzia.

 

Sono in fase di sviluppo più precoce anche terapie di sostituzione genica per una serie di altre malattie monogeniche come la fibrosi cistica, l'anemia falciforme e la distrofia muscolare di Duchenne.
Ci sono più di 10.000 malattie monogeniche conosciute in totale e la maggior parte ha il potenziale per essere corretta usando il metodo della sostituzione genica; inoltre, fino a questo momento, sulla base di alcuni studi pluriennali, non vi sono stati particolari problemi di sicurezza, quali quelli che si verificarono nei primi anni 2000, a causa del peggiore controllo dell’inserimento delle sequenze terapeutiche nel genoma ospite.

 

Ora, bisogna considerare che, in questo panorama che apre alla speranza per bambini condannati a fini spesso atroci, l’Italia, grazie agli sforzi di Michele De Luca e Graziella Pellegrini, non è certo in seconda fila: le foto dei bambini con epidermolisi bollosa trattati grazie alla ricerca del loro gruppo di ricerca e alla costituzione della start-up Holostem hanno fatto il giro del mondo, ben prima che questa ondata di nuovi, incoraggianti risultati arrivasse quest’anno.
L’università di Modena e i suoi ricercatori sono cioè stati dei precursori, portando la ricerca italiana avanti nel mondo, ma soprattutto restituendo speranza a chi vive fin dall’infanzia una vita disperata: proprio mentre scrivo, si stanno valutando gli esiti di un altro trapianto di pelle, un altro bambino che se tutto andrà bene uscirà dall’inferno.

 

Enea Tech, controllata del ministero del Tesoro, ha annunciato la volontà di salvare tutto questo, intervenendo per sostituire Valline Srl, la finanziaria della famiglia Chiesi che si è improvvisamente tirata fuori da Holostem, nonostante la stessa Chiesi vada sempre più investendo in America nel settore delle malattie rare e nonostante organizzi a Parma eventi sportivi come quello di dicembre di quest’anno, per “sensibilizzare sulle malattie rare”.

 

Enea Tech promette di salvare ricerca e terapie avanzate, oltre che di iniziare un percorso di industrializzazione che tiri fuori Holostem dalle secche in cui è stata cacciata; questa è la parola che è stata data in un comunicato stampa, una parola di speranza e buon augurio a cui tutti gli italiani – a partire dalla comunità scientifica e dai piccoli pazienti in attesa – guardano con attenzione.
Una nuova direzione aziendale, più attenta ai fatti e meno alle parole, e una nuova strategia industriale potranno auspicabilmente sostenere l’eccellente gruppo di ricerca che ha portato ai risultati che tutti conoscono; sempre che si faccia presto, perché, ovviamente, i ricercatori di Holostem, e specialmente i giovani più bravi, non possono mettere a repentaglio la propria vita professionale, nell’attesa di avere certezza per il proprio futuro.