Foto di National Cancer Institute, via Unsplash 

Cattivi Scienziati

La Holostem verrà liquidata: addio al polo di ricerca e cura delle malattie rare in Italia

Enrico Bucci

È la prima società al mondo ad aver portato sul mercato un prodotto a base di cellule staminali ed è stato il primo laboratorio in cui sono stati curati bambini affetti da epidermiolisi bollosa. Ma ora il principale investitore ha deciso di ritirare i finanziamenti

E così, come al solito, lasciamo che una delle poche realizzazioni concrete della ricerca italiana in tema di biomedicina, dove per concreto qui si intende lo sviluppo dalla ricerca di base fino a una cura funzionante, sia smantellata e chiuda, perdendo non solo un centro di ricerca unico al mondo, ma precludendo a pazienti che non hanno altra possibilità di cura di percorrere una strada promettente quando non già di dimostrato successo.

 

Chi ci lavora, avrà certamente altre opportunità, e nonostante il disagio non troverà difficoltà a valorizzare la propria competenza dove questa sia apprezzata realmente; non nel nostro paese, però, dove il familismo industriale, da una parte, e l’ostilità della politica a ciò che non si controlla, dall’altra, portano alla sistematica evirazione di ogni iniziativa di un qualche successo nel settore della ricerca e dello sviluppo di frontiera.

 

Sto parlando della messa in liquidazione di Holostem, lo spin-off dedicato alla medicina rigenerativa partito dall’università di Modena, cui improvvisamente e senza che ne sia chiara la ragione viene a mancare il supporto finanziario del suo maggiore investitore, la Chiesi farmaceutici.

 

Riassumo per il lettore: Holostem è la prima società al mondo ad aver portato sul mercato un prodotto a base di cellule staminali, frutto della ricerca sviluppata da Michele De Luca e Graziella Pellegrini, utile per curare certe condizioni dell’occhio altrimenti difficilmente trattabili.

 

Holostem è anche il laboratorio da cui è uscita la prima cura di provata efficacia per bambini affetti da epidermiolisi bollosa, una condizione genetica che porta alla caduta della pelle dei bambini, con le sofferenze e le morti che si possono immaginare.

 

Holostem è quella società dove, ancora mentre scrivo, si stanno conducendo terapie sperimentali su pazienti con condizioni devastanti, i quali rispondono bene a trattamenti di avanguardia a base di cellule staminali, trattamenti fondati sulla scienza, e non sulle chiacchiere di un Vannoni qualunque, e forse per questo invisi o sconosciuti al parlamento italiano.

 

Al parlamento, probabilmente, sono ignoti, ma non alla presidenza della Repubblica, visto che Graziella Pellegrini e Michele De Luca sono stati da quella istituzione premiati proprio per le ricerche che hanno portato a quei trattamenti, aggiungendo il riconoscimento nazionale a una messe di altri riscossi internazionalmente e celebrati pure da una copertina della prestigiosa rivista Nature.

 

I ricercatori veri, quelli che da un’idea arrivano a curare condizioni non trattabili, li abbiamo, non si sa come, visto come li teniamo in considerazione; ma se non si mettono alla corte di qualche politico, e se fanno l’errore di credere alle parole di un’azienda che fino all’altro ieri gonfiava il petto per i risultati ottenuti – come ha sempre fatto Chiesi – allora ecco che, immancabilmente, li vediamo perdere ogni cosa, magari dopo un lavoro trentennale e una messe invidiabile di successi.
Giacomo Chiesi, colui che avrebbe dovuto essere il principale sostenitore di Holostem in quanto responsabile della divisione malattie rare, non fa altro infatti che vantare il proprio ruolo; eppure, lascia chiudere il migliore fra i laboratori che la Chiesi ha in fatto di malattie rare, ed uno dei più importanti al mondo, mentre ha aperto una “Chiesi Global Rare Disease” a Boston, come se il fatto stesso di risedere negli Stati Uniti fosse una discriminante per il valore industriale e di ricerca, mentre il gruppo migliore del mondo in termini di certe condizioni quale la citata epidermiolisi bollosa, con un prodotto già autorizzato per il commercio all’attivo, sconta forse la sua localizzazione in Italia.

 

“Nel corso degli anni ho avuto il privilegio di incontrare molti incredibili sostenitori e famiglie le cui vite sono state colpite da malattie rare. Ognuna delle loro storie è unica, ma condividono tutte lo stesso senso di speranza, che è una testimonianza della resilienza di questa comunità. Queste storie guidano la nostra dedizione a essere una risorsa, un partner e, cosa più importante, un sostenitore dell'intera comunità delle malattie rare", così ha dichiarato Giacomo Chiesi; si vede che i pazienti che, da tutto il mondo, giungevano a Modena per poi guarire – come Hassan, ritornato a casa con una pelle nuova – non rientrano fra quelli la cui storia ha valore per chi decide nell’azienda italiana, tanto da porre in liquidazione con una improvvisa e autocratica decisione il centro che li ha guariti.
C’è nessuno, in Italia, interessato a queste storie?

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