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I contagi corrono tra gli infermieri. L'effetto vaccino frena i casi gravi

Gabriele D'Angelo

"È un'epidemia ospedaliera". Operatori e sindacati di categoria denunciano la mancanza di "4mila medici e 10mila infermieri a livello nazionale". E annunciano uno sciopero per il 28 gennaio. "Dopo due anni non pensavamo di affrontare gli stessi problemi della prima ondata"

In trenta giorni sono triplicati i contagi degli operatori sanitari. Erano, secondo l’Istituto superiore di sanità, 4.142 il 2 dicembre 2021 e sono balzati a 12.870, (+8.728 unità, +210 per cento), il 2 gennaio. Di questi circa 7.160 sono infermieri. I sindacati di categoria e gli operatori parlano di una "epidemia ospedaliera" con "almeno 500 contagi nell'ultimo periodo, solo nei più grandi ospedali romani". Denunciano la mancanza di "4mila medici e 10mila infermieri a livello nazionale", e annunciano uno sciopero per il 28 gennaio. "Rispetto alle precedenti ondate siamo messi peggio, paradossalmente", dice Stefano Barone di Nursind. "Dopo due anni non pensavamo di affrontare gli stessi problemi della prima ondata".

  

Certo, l’effetto vaccino si fa sentire: a giugno 2020, con la prima fase della pandemia calante, ma senza vaccini, il rapporto operatori sanitari contagiati-popolazione contagiata era quasi del 13 per cento, mentre già con le prime dosi di vaccino e senza varianti, che come la omicron moltiplicano i contagi, a dicembre 2020 si scende a un valore medio di circa il 3 per cento, per passare a inizio 2022, anche con i casi in aumento esponenziale, a circa l’1,3 per cento.