I dati del monitoraggio Covid

Il virus corre ma i vaccini contengono gli effetti della variante Delta

Cresce l'Rt che arriva a 1,60, mentre l'incidenza raggiunge 58 casi ogni 100 mila abitanti. Stabili gli indicatori per ricoveri e terapie intensive: nessuna regione cambierà colore 

La circolazione della variante Delta continua ad aumentare, è "ormai prevalente" e riguarda il 95 per cento dei casi. Un dato che si traduce nei principali indicatori pandemici: anche questa settimana l'indice di trasmissibilità Rt è in crescita, passando dal valore di 1,26 di venerdì scorso a 1,6o del monitoraggio odierno. Allo stesso modo, si registra un forte rialzo anche per quanto riguarda l'incidenza: oggi è a 58 casi ogni 100mila abitanti mentre si fermava a 40 venerdì scorso. Sono queste le principali indicazioni che arrivano dalla bozza del report del monitoraggio Covid della Cabina di regia dell'Istituto superiore di sanità e del ministero dell Salute, che oggi sarà presentato in conferenza stampa. 

 

Sebbene i dati mostrino un contagio sempre più diffuso - ieri il bollettino segnalava 6.171 nuovi casi, con un tasso di positività rispetto ai test effettuati del 2,7 per cento - per il momento le ospedalizzazioni appaiono ancora sotto controllo: la campagna vaccinale prosegue a buon ritmo, sulla media di oltre 500mila somministrazioni giornaliere e con quasi il 60 per cento degli italiani over 12 completamente immunizzati, arginando gli effetti della variante Delta e limitando al minimo la pressione sulla rete ospedaliera. 

 

Come si legge nel documento della Cabina di regia, "l'attuale impatto della malattia Covid sui servizi ospedalieri presenta tassi di occupazione e numero di ricoverati in area medica e terapia intensiva sostanzialmente stabili". Il tasso di occupazione delle terapie intensive si mantiene stabile al 2 per cento, "con un lieve aumento nel numero di persone ricoverate che passa da 165 (dato del 20 luglio) a 189 (27 luglio)", mentre i ricoveri ordinari sono al 3 per cento: in questo caso il numero sale da 1.194 a 1.611. Indicatori ancora lontani dalle nuove soglie d'allerta fissate dall'ultimo decreto: ai 10 per cento per le terapie intensive e il 15 per cento per i ricoveri ordinari. All'orizzonte, quindi, non ci sono cambi di colore per nessuna regione. Qualsiasi previsione in questo senso, spiegano gli esperti del ministero, è rimandata alla prossima settimana.

 

"L'età mediana di chi contrae l'infezione è sempre molto bassa, parliamo di 27 anni", e quella di "chi si ricovera in ospedale è di 49 anni", mentre è "di 63 anni" l'età media di chi finisce in terapia intensiva, come ha riferito il presidente dell'Istituto superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro.

 

A livello territoriale, tutte le regioni o province autonome sono classificate a rischio moderato. Fa eccezione il Molise, considerata invece a rischio basso. In particolare, desta qualche preoccupazione il dato della Sardegna sull'incidenza che arriva 135, seguita da Toscana (94), Lazio e Veneto ( 87). L'invito della Cabina di regia resta comunque quello di tenere alta la guardia, così da "raggiungere una elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione per limitare in tempi brevi la circolazione del virus sostenuta. È necessario - si legge ancora nella bozza del documento - accelerare i tempi". Allo stesso tempo, è il monito dei tecnici del ministero, bisogna implementare le attività di tracciamento perché il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione è raddoppiato: nell'ultima settimana sono stati "10.076 contro i 4.997 della settimana precedente".
 

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