La variante Delta preoccupa il Regno Unito. E l'Italia?

Il governo guarda con attenzione alla situazione oltremanica

Redazione

Nel nostro paese il ceppo indiano è sotto la soglia dell'1 per cento. Ora che il numero dei positivi è molto contenuto, sequenziare tutti i nuovi casi è più facile: è questa la strada da seguire per tenere sotto controllo il virus 

Mentre il Regno Unito si prepara a prendere provvedimenti per contenere la variante Delta di Sars-CoV-2, diffusa oggi per il 90 per cento dei casi su più di 50 mila nuovi contagi nell'ultima settimana, in Italia il governo resta vigile ma ritiene che non ci sia ancora bisogno di misure straordinarie. L'ultimo monitoraggio dell'Istituto superiore di Sanità registra una presenza di questa variante inferiore all'1 per cento nel nostro paese, come ha confermato anche il presidente Silvio Brusaferro. Nonostante questo, nelle ultime ore aumentano gli inviti da parte di alcuni virologi a non prendere alla leggera la capacità di diffusione di questo ceppo indiano del virus, che si è dimostrato più contagioso della cosiddetta variante inglese. “Il dato finora è basso, ma probabilmente è sottovalutato”, ha detto all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano. “Adesso dovremmo farci più attenzione”: il rischio, “è che in autunno ci sia un rialzo dei contagi, un colpo di coda del virus”.

 

 

Per il momento il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha fatto riferimento solo a un'eventuale quarantena per chi arriva dall'Inghilterra. “Noi facciamo il tampone a chi entra in Italia. Se dovessero ricominciare ad aumentare i contagi, dovremmo reinserire la quarantena per chi arriva dall'Inghilterra, ma questa situazione al momento non c'è, non ci siamo ancora”, ha detto ieri durante la conferenza stampa al termine del G7.

 

La più importante misura da mettere in campo resta però quella di sequenziare i nuovi contagi per avere una fotografia reale delle varianti presenti nel paese. Come ha spiegato Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ancora all'Adnkronos Salute, con i numeri contenuti dei nuovi casi quotidiani che si registrano in Italia – circa 1.000/1.500 positivi – il controllo sulla diffusione di questa variante può ancora essere gestito al meglio perché sequenziare è più facile.

 

Al momento sappiamo che c'è stato un focolaio con 10 contagi in una palestra di Milano: uno di questi è risultato positivo alla variante indiana e per gli altri è stato richiesto il sequenziamento. Bisogna però ricordare che rispetto al Regno Unito, l'Italia ha scelto una strategia vaccinale che si basa su due dosi di vaccino. “Quello che sta succedendo nel Regno Unito, con l'aumento dei casi collegato alla variante indiana, è legato da una parte al fatto che la gran parte della popolazione è vaccinata con una sola dose e poi che alcuni hanno posticipato di molto la seconda dose”, ha detto ancora Bassetti, che ha ricordato come la variante Delta sia coperta dai vaccini che stiamo utilizzando.

 

Di più su questi argomenti: