Le voci degli infermieri

Giovanni Battistuzzi

Il 12 maggio è la Giornata Internazionale dell'Infermiere. In Come chiamare la vita per nome le loro voci e i loro visi danno vita ai versi di Davide Ferrari

Il 12 maggio del 1820 nasceva a Firenze Florence Nightingale. Suo padre, William Edward Nightingale, stava girando da qualche anno l'Italia per un gran tour turistico-accademico, utile non solo per conoscere quel paese che l'aveva sempre affascinato, ma anche per i suoi studi sulla malaria.

 

È in onore di Florence Nightingale che venne istituita la Giornata Internazionale dell'infermiere, professione che la donna inglese contribuì a creare, applicando per la prima volta il metodo scientifico alla cura dei malati attraverso l'utilizzo della statistica, oltre a dare ispirazione a Henry Dunant per la creazione della Croce Rossa Internazionale. Molti dei precetti istituiti da Florence Nightingale sono ancora oggi utilizzati nella cura del paziente da ogni infermiere.

 

Nel 2020, in occasione del bicentenario della sua nascita l'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato il 2020 l'Anno internazionale dell'infermiere e dell'ostetrica. Al di là delle intenzioni celebrative dell'Oms, gli infermieri, loro malgrado, si trovarono al centro dell'attenzione di tutti. A loro, assieme ai medici, toccò il gravoso compito di essere in prima linea nella cura del Covid-19. Una centralità che non avrebbero voluto avere, che molte volte si è anche trasformata in un eccesso di retorica e plauso. "Ci hanno definito eroi. Eroi però non siamo. C'è mica bisogno di eroi negli ospedali, c'è bisogno di professionisti, di gente che sappia e soprattutto possa lavorare per il bene di tutti. Avrei preferito qualche 'eroe' in meno e qualche supporto in più. Chiamarci eroi è il modo peggiore per riflettere sui problemi della sanità. Dietro all'eroismo si può nascondere qualsiasi cosa", dice al Foglio Barbara Ludi, infermiera da 25 anni a Bergamo, uno degli epicentri della pandemia la scorsa primavera.

 

Non c'è eroismo nella poesia Come chiamare la vita per nome di Davide Ferrari, scritta per l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Pavia (OPI) in occasione della giornata internazionale dell’infermiere. C'è la vita di tutti i giorni nei suoi versi, c'è l'emergenza e il lavoro, il sacrificio, il dolore e la contentezza che segue il decorso dei malati.

 

I versi sono il sommarsi e l'amalgamarsi di interviste e chiacchierate che Davide Ferrari ha fatto con infermieri e personale ospedaliero che lavorano in provincia di Pavia. Sono storie di vita d'ospedale, un viaggio nella pandemia e non solo, nella esistenza di tutti i giorni, perché il Covid è un passaggio soltanto, una parentesi di un mestiere che va oltre l'emergenza pandemica.

 

Versi che sono stati recitati dagli infermieri. La loro voce per le loro parole, certo rielaborate da Davide Ferrari, "ma non così distanti da quelle che ho sentito da loro. Un'insieme di storie che sono una storia unica", dice al Foglio l'autore.

 

Voci che sono anche volti, quelli ripresi dal regista Alessandro Tosatto che ha realizzato il video prodotto dall'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Pavia

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