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Quello che le regioni non dicono quando si lamentano della mancanza dei vaccini

Giovanni Battistuzzi

Ogni settimana c'è qualche presidente di regione che denuncia il fatto di non avere sieri a sufficienza. Eppure in Italia ci sono ancora quasi due milioni e mezzo di dosi ancora da somministrare

Il lamento dei presidenti di regione sulla scarsità di dosi di vaccino contro il Covid-19 disponibili sta diventando una sorta di litania. Non c’è settimana che qualcuno dai palazzi regionali non si lamenti delle scorte ormai quasi finite che rallentano le somministrazioni. Eppure alle 16 di lunedì 12 aprile nei frigoriferi regionali c’erano ancora quasi due milioni e mezzo di dosi ancora da iniettare, il 18,7 per cento di quelle già somministrate. Solo il Veneto e la Valle d’Aosta hanno utilizzato oltre il 90 per cento dei vaccini che hanno ricevuto, Puglia, Basilicata e Calabria non hanno raggiunto l’80 per cento.

 

    

Secondo l’Instant Report Covid-19 dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica (pubblicato venerdì 9 aprile) ogni giorno in Italia vengono vaccinati in media 232 mila persone, il che vuol dire che ci vorrebbero oltre dieci giorni, al ritmo dell’ultima settimana, per finire tutte le scorte.

 

L’obbiettivo del commissario straordinario per l'Emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, per la settimana 16-22 aprile è quella di arrivare a circa 315 mila somministrazioni giornaliere negli oltre 2.200 punti vaccinali in tutta Italia attivi.

 

Alle scorte ancora nei frigoriferi delle strutture sanitarie regionali arriveranno, tra il 15 e il 22 di aprile, altre 4,2 milioni di dosi di vaccin. Oltre a Pfizer, Moderna e Vaxzevria, inizieranno le consegne del primo approvvigionamento del siero di Johnson & Johnson, che prevede una sola iniezione e non due come per gli altri.

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