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Lo stop in Danimarca

Due morti sospette ma è presto per dare la colpa al vaccino

Enrico Bucci

L’Aifa vieta l’utilizzo di un lotto di AstraZeneca, anche se al momento non si vede un “nesso di causalità”. Il conforto della statistica

Fanno discutere in queste ore i casi di eventi tromboembolici osservati in persone che si erano appena vaccinate con il prodotto di AstraZeneca. Si tratta di quattro casi in Austria (di cui uno letale) e di tre in Italia, di cui due letali, successivi all’uso di due diversi lotti di vaccino.

 

Nel caso dell’Austria, si tratta del lotto ABV5300, corrispondente a circa un milione di dosi distribuite in 17 paesi; nel caso dell’Italia, del lotto ABV2856, corrispondente a circa 560.000 dosi, di cui circa 250.000 utilizzate nel nostro paese. Proprio a seguito della segnalazione di questi casi, l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha disposto la temporanea sospensione dell’utilizzo di questo lotto su tutto il territorio nazionale, anche se “al momento non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e tali eventi”. Sul caso della morte del sottufficiale di Marina Stefano Paternò la procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta, ma il sostituto procuratore Gaetano Bono ha invitato a non fare allarmismi: “Poche ore dopo aver disposto i primi accertamenti sulla morte e sulla somministrazione del vaccino – ha dichiarato a Repubblica – mi sono recato all’hub di Siracusa per vaccinarmi con la prima dose di AstraZeneca. Ritengo sia fondamentale avere fiducia nella campagna vaccinale per superare questa emergenza”. Anche altri paesi, come la Danimarca, hanno sospeso temporaneamente le iniezioni con quel vaccino; non è chiaro, tuttavia, se siano stati segnalati in quei paesi ulteriori casi.

   

Per quel che riguarda i casi in Austria, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha dichiarato che non dovrebbe esservi correlazione specifica con il vaccino; ma non è chiaro su cosa si basi questa dichiarazione preliminare, la quale dà come unica indicazione il fatto che al 9 marzo 2021 in tutta l’Unione europea risultino 22 segnalazioni di eventi tromboembolici successivi alla somministrazione del vaccino di AstraZeneca a circa 3 milioni di persone. Sulla base di questi scarni elementi, proviamo a ragionare in termini di incidenza degli eventi tromboembolici.

   

Innanzitutto, se in Italia su 250.000 dosi di vaccino del lotto ABV2856 si fossero osservati solo i tre casi descritti, la frequenza di tali eventi sarebbe pari a circa uno su centomila, che è un’incidenza simile ai 22 casi su 3 milioni in Europa. Per lo stesso vaccino, dal sito della farmacovigilanza inglese si ricava che nel periodo dal 4 gennaio al 24 febbraio, su 8,4 milioni di dosi si sono osservati 23 eventi tromboembolici, una frequenza dello stesso ordine di grandezza di quanto osservato in Italia e in Europa.

   

Assodato che, per ora, la frequenza di eventi avversi tromboembolici successivi alla vaccinazione sembra per ora intorno a uno su centomila (o inferiore), resta il fatto che, fra Austria e Italia, si sono registrate tre morti a seguito di tali eventi: come interpretare questo elemento?

   

Possiamo considerare quale sia la frequenza di eventi tromboembolici, e fra questi dei casi gravi e mortali, per una coorte simile a quella dei vaccinati nei trial, a cui sia stato però iniettato il placebo. Per esempio, nel caso del vaccino J&J si sono osservati tra i vaccinati (n=21.895) 15 eventi tromboembolici in 14 partecipanti in fase 3, e tra i non vaccinati (n=21.888) 10 eventi.

 

Notiamo quindi che, tra chi ha ricevuto un placebo, si osservano eventi tromboembolici in circa 5 casi ogni 10.000; è evidente che si tratta di una frequenza ben superiore a quella riportata finora nei vaccinati con AstraZeneca in Inghilterra, Italia o Europa.

 

La cosa più interessante, però, è che tra i 10 soggetti su 21.888 che avevano ricevuto un’iniezione di fisiologica e avevano manifestato eventi tromboembolici subito dopo, si sono osservati tre casi di infarto del miocardio e uno di embolia polmonare, anche in età non avanzata (un infarto a 52 anni e un embolismo polmonare a 53). Un uomo di 61 anni in buona salute, inoltre, è morto dopo l’infarto. Quindi, tra coloro che hanno ricevuto un’iniezione di soluzione fisiologica, 2 su 10.000 hanno sviluppato eventi tromboembolici gravi subito dopo, e poco meno di uno ogni 20.000 è morto.

 

Ma se questo si verifica con il placebo, è ovvio che non dovremmo essere stupiti dal semplice accadere di tali eventi, in un numero di individui fortunatamente ancora più piccolo, tra i vaccinati con un qualunque vaccino; da questo punto di vista, se i numeri rimarranno questi, per il momento sono sotto la soglia statistica attesa.

 

Oggi, quindi, non sappiamo se quello che osserviamo è un segnale o ciò che ci si attende dalla statistica, ma laddove la statistica per ora non può arrivare arriveranno le autopsie – e a quelle dobbiamo guardare, prima di creare un nuovo caso Fluad e di assumere qualunque tesi come vera.

 

Restiamo dunque sereni, ma vigili.

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