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L'ad di AstraZeneca al Foglio: “Consegneremo le dosi stabilite. Disponibili a farlo produrre in Italia”

Rosaria Iardino

Il contratto con l'Ue, i poli di produzione in Europa, l'efficacia sulle varianti e sugli over 65. Intervista a Lorenzo Wittum

Il tema della vaccinazione è al centro dell’interesse di tutta la nazione. Tra i vaccini disponibili c’è quello di AstraZeneca, del quale abbiamo parlato con l’amministratore delegato di AstraZeneca Italia, Lorenzo Wittum.

   

Da parte dell’opinione pubblica c’è incertezza rispetto al vaccino AstraZeneca, ma The Lancet ha invece recentemente pubblicato dati che ne testimoniano l’efficacia. A suo parere, servirebbe una comunicazione specifica volta a riequilibrare l’informazione?
Il nostro dovere è stato fornire i dati degli studi clinici alle autorità  regolatorie che hanno compiuto e tuttora stanno compiendo uno sforzo enorme in termini di trasparenza e rapidità per accelerare la valutazione e l’approvazione di vaccini e terapie indirizzati a contrastare la pandemia. Al contempo, abbiamo voluto pubblicarli su riviste scientifiche in modo tale da renderli disponibili e valutabili alla comunità scientifica. Comprendiamo che la situazione che stiamo vivendo sia senza precedenti ed è comprensibile l’ ansia di informazione che si è creata, l’emotività e le aspettative, ma credo che questo non abbia aiutato e non aiuti un contesto, quello scientifico, che va semplificato ma non banalizzato. Per  questo contiamo sulla classe medica, perché è più che mai necessario informare correttamente. Sui nostri dati, che sono tanti e che stiamo continuando a generare, mi preme sottolineare il 100 per cento di protezione dalla malattia grave e dalle ospedalizzazioni, un dato che è stato confermato raggiungendo il 95 per cento anche nello studio di Real world evidence in Scozia su 490 mila persone vaccinate. Un risultato importantissimo che dovrebbe rassicurare le persone e i sistemi sanitari.

  
Il ministero ha approvato la somministrazione del vostro vaccino ai soggetti fino ai 65 anni. Un suo commento?
Rispettiamo le decisioni delle autorità competenti. Al contempo, i dati che sono stati prodotti hanno permesso di riconoscere la sicurezza e l’efficacia del vaccino per approvarlo all’utilizzo dai 18 anni in su sia dall’Agenzia regolatoria inglese, sia dall’Ema, sia da altre agenzie regolatorie nel mondo. Le persone arruolate nello studio oltre i 55 anni erano un numero inferiore rispetto alle persone di altre età ma il livello di produzione di anticorpi in questa popolazione è stato sovrapponibile. Come ci aspettavamo, questo è stato osservato anche nelle evidenze appena raccolte in Scozia dove l’efficacia nella riduzione di ospedalizzazioni nelle persone oltre gli 80 anni è stata dell’81 per cento. Per sconfiggere il virus e mettere fine a questa pandemia abbiamo bisogno di utilizzare tutte le armi attualmente a disposizione. Ne abbiamo bisogno per sostenere i sistemi sanitari, per supportare la ripresa dell’economia e per cercare di tornare al più presto a una vita normale. Siamo felici di poter dare il nostro contributo e continueremo a lavorare per supportare un accesso ampio, equo e no profit. Questo fa parte del nostro impegno per rispondere all’urgente necessità di supportare la sanità in Italia e nel mondo.

    
È circolata la notizia che nel secondo trimestre l’Europa riceverà da AstraZeneca 90 milioni di dosi anziché i previsti 180 milioni di dosi. Verranno quindi dimezzate le forniture all’Italia?

Così come annunciato la settimana scorsa, stiamo continuamente aggiornando il nostro programma di consegna e informando la Commissione europea e il Commissario Arcuri su base settimanale dei nostri piani per portare più dosi di vaccino in Europa nel più breve tempo possibile. Per quanto riguarda l’Italia, questa settimana supereremo 1,5 milioni di dosi consegnate e abbiamo l’obiettivo di superare i 5 milioni di dosi per la fine di marzo. Le date di consegna, la frequenza e il volume possono subire alterazioni dovute ai processi di produzione e alle tempistiche dei processi di controllo qualità.  Il contratto con la Commissione europea  è stato siglato nell’agosto del 2020 e in quel momento non era possibile fare una stima precisa delle dosi, che dipende dalla produttività degli impianti di produzione di un vaccino ad alta complessità biologica il quale non era stato mai prodotto.  A questa complessità si è aggiunta una produttività inferiore alle previsioni nello stabilimento destinato alla produzione europea, e per questo non siamo ancora in grado di fornire previsioni dettagliate per il secondo trimestre. In ogni caso AstraZeneca conferma che lavora con l’obiettivo di essere in linea con quanto indicato nel contratto. Prevediamo infatti che circa la metà delle dosi previste provengano dalla catena di approvvigionamento europea nella quale stiamo continuando a lavorare per aumentarne la produttività. Il resto proverrà dalla nostra rete di approvvigionamento internazionale con l’obiettivo di consegnare all’Italia più di 20 milioni di dosi.

  

Parliamo di varianti: rispetto all’efficacia, quando a suo parere saranno disponibili i primi dati?
A breve pubblicheremo su The Lancet i risultati di uno studio effettuato in particolare sul ceppo B.1.1.7, la cosiddetta variante Kent inglese. Da questo studio emergono risultati molto incoraggianti che mostrano che l’efficacia del vaccino contro l’infezione sintomatica è analoga anche per la variante inglese. I dati di efficacia sono assolutamente comparabili. La protezione dimostrata contro il nuovo ceppo inglese rappresenta una scoperta importante per le regioni, come l’Europa, dove la variante è in questo momento diventata dominante e in cui i programmi di vaccinazione sono già in corso. Questi risultati supportano l'utilizzo del vaccino AstraZeneca per i programmi di vaccinazione di massa, allo scopo di prevenire anche la malattia sintomatica causata dalla variante B.1.1.7 sia per ridurre la trasmissione del virus. Insieme all’Università di Oxford e all’Università di Witwatersrand in Sudafrica, stiamo conducendo ulteriori studi per valutare l’efficacia del nostro vaccino contro le recenti varianti virali del virus SARS-CoV-2, attendiamo i risultati.

 
Come immagina potrebbe essere sviluppato un eventuale polo italiano per la produzione dei vaccini? 

Produrre un vaccino significa partire da un processo biologico altamente complesso in cui le cellule virali si devono replicare e sviluppare e per farlo queste cellule hanno necessità di crescere all’interno di bioreattori, contenitori di grandi dimensioni utilizzati per favorire reazioni biochimiche e far proliferare le particelle virali. Il secondo passaggio è quello dell’infialamento in condizioni sterili. Infine, ci sono tutti i test di qualità che devono essere eseguiti minuziosamente su ogni lotto prodotto e che possono durare dalle 6 alle 8 settimane. L’Italia è un’eccellenza nel campo della produzione farmaceutica e AstraZeneca è disponibile  a valutare di fornire la licenza temporanea a produrre laddove le condizioni fossero favorevoli in termini di capacità, di volumi e competenze tecniche. È quello che abbiamo già fatto costruendo partnership in tutto il mondo che ci permettano di raggiungere l’obiettivo di fornire 3 miliardi di dosi nel 2021. Voglio tuttavia ribadire che non è possibile produrre qualsiasi vaccino ovunque, non è così semplice neanche riconvertire impianti produttivi esistenti su questa specifica produzione e con una capacità adeguata alle esigenze di decine di milioni di dosi al mese. Sin dall’inizio della pandemia, il nostro approccio è stato quello di creare sinergie sia a livello nazionale che internazionale, consapevoli che solo con il lavoro di squadra è possibile provare a superare la pandemia. AstraZeneca Italia è stata in grado di mettere a sistema potenzialità, competenze e investimenti attivando partnership con le eccellenze industriali e biotecnologiche presenti nel nostro territorio caratterizzate dalla capacità di innovare, grande qualità della ricerca e sviluppo, tecnologie e sistemi di produzione all’avanguardia. Non possiamo che essere quindi aperti a nuove collaborazioni se queste possono concretamente aiutare in un momento così difficile.
  

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