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Roma Capoccia

Più Libri Più Liberi, dopo Caffo, gli editori fascisti. Zerocalcare contro Valerio. E pure l'assessore si sfila

Gianluca Roselli

Anche questa edizione ha la sua polemica. Stavolta c'è un appello firmato da 89 persone tra intellettuali, musicisti ed editori a chiedere “una riflessione sull’opportunità della presenza dei contenuti e dei valori rappresentati dalla casa editrice ‘Passaggio al bosco’”

La polemica ormai arriva così puntuale che ci si può sincronizzare l’orologio. E pure quest’anno, eccola qua. Inizia oggi alla Nuvola la 24esima edizione di Più Libri Più Liberi, ma ormai da giorni già si discute sull’agibilità politica e culturale della casa editrice “Passaggio al Bosco”, per le sue pubblicazioni. Trattasi di editore apertamente di destra, anche estrema. Del resto basta scorrere qualche titolo per rendersene conto: occhi puntati, per esempio, sul pamphlet di Leon Degrelle, fondatore della divisione vallona delle Waffen SS, o su Corneliu Zelea Codrenau, fondatore della Guardia di ferro e del Movimento legionario. Mentre i volontari delle Brigate nere sono protagonisti di “Eroica resistenza degli ultimi fascisti”. Più molto altro. Da Junio Valerio Borghese a Alain De Benoist. Automatica e prevedibile dunque la polemica, con un appello firmato da 89 persone tra intellettuali, musicisti ed editori a chiedere “una riflessione sull’opportunità della presenza dei contenuti e dei valori rappresentati dalla casa editrice ‘Passaggio al bosco’”. “Via chi esalta il fascismo e le SS!”, il grido che s’è alzato dalle tribune, con qualcuno che ha disdetto la presenza, come Zerocalcare, che ha trovato un improbabile sponda istituzionale: anche l’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Massimiliano Smeriglio, diserterà l’evento. Tutti (di nuovo) contro la direttrice, Chiara Valerio, al suo ultimo anno (nel 2026 arriverà Giorgio Zanchini).

 

“Appare evidente che non si tratta di testi di studio o di indagine su fenomeni o periodi storici, ma di un progetto apologetico che dipinge le temperie dei fascismi europei anche nei loro aspetti più persecutori e sanguinari come un’esperienza eroica da cui trarre esempio”, si legge nell’appello. “Passaggio al bosco”, però, resterà. Ma perché quasi ogni anno la stessa storia? Non è che lo si fa apposta ad ammettere certi editori così poi scoppia la polemica e si parla di più della kermesse? C’è una strategia? “Non credo, dai. Anche perché queste polemiche portano solo pubblicità negativa, non fanno bene alla manifestazione”, osserva l’ex direttore di Rai Radiotre Marino Sinibaldi, tra i firmatari dell’appello. “Mi chiedo però perché un editore così smaccatamente di destra, diciamo pure fascista, voglia partecipare a una kermesse libraria dove esiste uno statuto che all’articolo 24 fa riferimento ai nostri principi democratici. Poi, per carità, io penso che tutti i libri siano pubblicabili se c’è chi li legge e testi di destra ne ho letti anch’io. Ma partecipare a una manifestazione dove si chiede di rispettare certi principi è un’altra cosa”, aggiunge Sinibaldi.

 

Non è la prima volta che accade, dicevamo, è già successo, qui come altrove, e il caso più eclatante di questi ultimi anni è quello della casa editrice Altaforte, esclusa dal Salone del libro di Torino nel maggio 2019. “Siamo sempre alle solite. Se però si accetta la carta dei valori di una manifestazione, tutti dovrebbero poter partecipare. Anche perché chi decide chi ha l’agibilità politica e chi no? E secondo quali criteri? Ormai il Mein Kampf o i Protocolli dei Savi di Sion li si trova pure alla Feltrinelli, quindi tutto è pubblicabile. La polemica di quest’anno è inutile, stucchevole, stupida e anche un po’ noiosa…”, osserva Luigi Mascheroni, giornalista culturale del Giornale. Ma perché sempre la stessa storia? “Diciamo che c’è un gruppo di persone, quasi sempre le stesse, che ogni anno sbandiera una sorta di superiorità morale puntando il dito contro qualcuno e negando quegli stessi principi democratici di cui si sentono portatori”, risponde Mascheroni. Da sinistra, però, si ribalta il concetto. “Tu pubblichi libri che esaltano forme di governo non democratiche, ma io che sono democratico non te lo vieto: consentendo a tutti di pubblicare e vendere libri è come se la democrazia difendesse sé stessa”, riflette Sinibaldi.

 

Dagli organizzatori, ovvero l’Aie, si risponde così: “Non siamo noi a scegliere chi entra e chi no, non facciamo selezioni. Il no a ogni forma di censura viene prima di tutto. Spetta poi alla magistratura valutare se certe pubblicazioni sconfinano nel reato di apologia di fascismo…”. E aggiunge che “un tema così importante meriterebbe un dibattito in fiera e fin da subito proponiamo di individuare uno spazio per un momento di discussione…”. Insomma, seguirà dibattito. Lo scorso anno le polemiche hanno riguardato la presenza del filosofo Leonardo Caffo accusato di maltrattamenti e lesioni alla sua ex compagna, in un’edizione tra l’altro dedicata a Giulia Cecchettin. Quest’anno siamo tornati sul classico: fascismo sì, fascismo no.