
Roma Capoccia
Eppure il tram passava su via nazionale
Il comune dice che un parere della Sorintendenza costringerà a rivedere la tramvia Termini-Vaticano-Aurelio, stralciando la tratta Termini-Venezia. Dal Ministero della Cultura smentiscono
Il tram Termini-Vaticano-Aurelio, un’opera da 206 milioni di euro, non arriverà mai a Termini. Non solo. Non arriverà mai neppure a piazza Venezia. Si fermerà a Largo Argentina. “C’è un vincolo della Soprintendenza”, ha detto lunedì, non senza un certo imbarazzo, l’assessore alla Mobilità, Eugenio Patanè. Durante una seduta della commissione capitolina speciale Pnrr l’assessore ha spiegato: “Su via Nazionale c’è un vincolo imposto dalla Soprintendenza, quindi il progetto definitivo che è stato consegnato ed è alla verifica di conformità degli uffici prima di aprire la conferenza di servizi, si ferma a largo Argentina”. Ma dalla Soprintendenza smentiscono questa versione dei fatti. Dice al Foglio la Soprintendente speciale per Roma del Mic Danela Porro: “Quello è un vincolo di due anni fa, impone delle particolari attenzioni sul sedime stradale, ma non vieta di fare qualcosa in particolare”. In generale, dal Mic filtra un certo fastidio per il rimpallo che spesso il comune fa sulla Sovrintendenza per le cose che non vuole fare.
E d’altronde che non possa essere il vincolo a fermare il tram lo dice anche un semplice dato storico: su via Nazionale il tram già passava. Tra il 1913 e il 1929 c’erano ben sette linee che collegavano, via tram, la stazione centrale della capitale a piazza Venezia. Ci sono foto d’epoca a testimoniarlo. C’è di più. Durante la conferenza dei servizi che ha approvato il progetto di fattibilità tecnico economica – quando è vero che il vincolo storico-culturale non era ancora stato apposto – la Soprintendenza aveva dato il suo parere positivo all’opera seppur con alcune prescrizioni (presenza di archeologi sul cantiere, spostamento di alcune fermate davanti a edifici storici, ecc). In quel caso la Soprintendenza concludeva scrivendo: “Si ritiene che le criticità rilevate e le relative prescrizioni possano essere affrontate e superate già nella suddetta fase procedurale, unitamente agli approfondimenti richiesti dalla normativa”. Parliamo del progetto che è stato messo a gara e assegnato per 206 milioni di euro attraverso il cosiddetto appalto integrato.
In pratica, a bando è andato il progetto di fattibilità tecnico-economica, mentre sono in capo all’aggiudicatario, oltre i lavori, la redazione dei progetti definitivi ed esecutivi. Insomma adesso, in caso di revisione progettuale, l’aggiudicatario dei lavori – un raggruppamento di imprese che ha come capofila l’azienda De Santis – potrebbe decidere di chiedere un risarcimento al comune. “Quella sarà materia per gli avvocati”, dicono dal Campidoglio. In ogni caso da Palazzo Senatorio confermano che dalla conferenza decisoria sulla tratta Termini-Cavalliggeri la parte Termini-Largo Argentina verrà stralciata. Se non per la Soprintendenza, per ragioni tecniche: i tram sono troppo pesanti per passare su via IV novembre e sempre in quel trattato – quello che da largo Magnanapoli porta a piazza Venezia – i raggi di curvatura sono troppo stretti. Sul primo punto però gli studi di Roma servizi per la Mobilità, azienda del comune, dicono che al centimetro quadro i tram pesano meno degli autobus e che, anche se più lunghi, distribuiscono meglio il loro peso. Sul secondo argomento, il problema era stato già affrontato e risolto con una modifica delle attuali carreggiate nel progetto di fattibilità. Altrimenti perché il comune avrebbe appaltato un’opera così imponente, finanziata a metà con fondi ministeriale e per l’altra metà con fondi Pnrr?Sarebbe una follia.
La sensazione è che politicamente si voglia rallentare la realizzazione dell’opera. Troppi cantieri nel centro storico, a partire da quello della Metro C a piazza Venezia. La Tva peraltro è tra le opere commissariate dal governo. E d’altronde è propria la commissaria, l’architetta Maria Lucia Conti, a segnalare i continui problemi. Non solo sulla tratta Termini-Cavalliggeri, ma anche sull’altra – quella finanziata inizialmente con i fondi del Pnrr e in teoria di più semplice realizzazione tra Cavaliggeri e Giureconsulti. Nel suo dossier bimestrale, redatto a fine luglio, Conti ricorda come dopo l’approvazione del contratto con l’aggiudicatario a maggio 2024 ci siano stati moltissimi ritardi che hanno impedito finora di partire anche per una sola delle tratte. E così, alla fine, per evitare di perdere i fondi europei, a giugno scorso, la commissaria e il comune sono stati costretti a chiedere di “variare il target del Pnrr della tranvia, attribuendole, in luogo dei chilometri di infrastruttura, la fornitura dieci tram”. In pratica, dato che il cantiere non partirà, il comune per non perdere soldi dovrà riuscire a fare arrivare nei depositi di Atac dieci nuovi tram entro giugno 2026.
E pensare che, al di là della suggestione di una linea tram che attraversa il centro storico, la realizzazione della Tva ha motivazione trasportistiche molto chiare: l’infrastruttura consentirebbe da un lato di collegare via tram Termini a Roma Ovest (impossibile senza la tratta Termini-Venezia) e dall’altro di collegare su binario Cornelia all’Ostiense.