
Roma Capoccia
Raggi e Marino: gli ex sindaci che non vogliono il bis di Gualtieri
Le convergenze tra i due predecessori dell'attuale primo cittadino: uniti dal no al termovalorizzatore. L'europarlamentare di Avs propone "una candidatura alternativa a sinistra", ad ascoltarlo l'eurodeputato del M5s vicino a Raggi Dario Tamburrano
Sono gli ex che non ci stanno. Ignazio Marino e Virginia Raggi, i primi cittadini che hanno preceduto Roberto Gualtieri alla guida di Palazzo Senatorio sono accomunati da un’idea: Gualtieri non è l’uomo giusto per succedere a se stesso alle prossime elezioni amministrative fissate, almeno in teoria, nel 2026. C’è chi in questo loro puntiglio vede astio, rancore, persino invidia nei confronti del sindaco che – anche grazie ai cospicui fondi giubilari e alle risorse del Pnrr – ha ottenuto una reputazione almeno apparentemente migliore della loro. Ma c’è un’altra cosa che li unisce senza’altro: il no al termovalorizzatore di Roma, la decisione più coraggiosa, ma anche più contrastata presa da Gualtieri dal suo insediamento a Palazzo Senatorio. L’iter prosegue e, salvo inciampi, per quando si tornerà alle urne i lavori per realizzarlo saranno cominciati. L’impianto consentirebbe al sindaco di fare ciò che non riuscì ai suoi predecessori: dare a Roma scampo dai propri rifiuti.
C’è un però. Nonostante la comune contrarietà al termovalorizzatore, M5s e Avs, i due partiti a cui fanno riferimento i due ex primi cittadini (Raggi è consigliera del M5s, Marino europarlamentare indipendente di Avs) sono ormai in alleanza stabile con il Pd. Un’unità ottenuta a fatica, ma che sarà realtà a tutte le prossime elezioni regionali. A Roma, dove si voterà a pochi mesi dalle elezioni politiche, quando l’unità sarà dunque ancora più importante, come potrebbe andare diversamente? Dice Paolo Ferrara, consigliere capitolino e rappresentante del centro Italia nel consiglio nazionale del M5s: “Stiamo riflettendo anche con gli altri partiti dell’area progressita, è chiaro che oggi c’è un’alleanza, ma lo è altrettanto che Roma è una città particolare”. Insomma, si prende tempo. Tutti attendono “cosa farà Virginia”, perché se il resto della pattuglia pentastellata in Assemblea capitolina è pronta a seguire Giuseppe Conte nell’alleanza con i dem, la sindaca resta silenziosissima e quando parla, raramente, lo fa per criticare il suo successore. Ma a Roma il M5s è lei.
Intanto Marino nei giorni scorsi ha smentito una sua dichiarazione in cui si diceva pronto a ricandidarsi contro Gualtieri. Ma anche se non sarà lui, a un evento organizzato sabato (dall’evocativo titolo “Facciamo breccia”), ha spiegato che: “E’ necessario concentrarsi su dei punti strategici e su una candidatura alternativa a sinistra”. Insomma, che sia lui o meno il candidato, secondo Marino, è necessario avere una candidatura alla sinistra di Gualtieri. All’appuntamento ad ascoltarlo, oltre all’ex portavoce del Pd zingarettiano Marco Miccoli, da sempre contro la gestione Gualtieri, c’era l’europarlamentare del M5s Dario Tamburrano, considerato vicinissimo all’ex sindaca Raggi (con la quale, ad esempio, polemizzò contro Alessandra Todde, la governatrice a 5 stelle della Sardegna rea di non aver stoppato la procedura ormai già inviata per la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore). Insomma, la fantasia viaggia. Limitata per adesso da una cosa: l’attuale legge elettorale, con il ballottaggio, renderebbe una candidatura alla sinistra di Gualtieri non troppo efficace. Non è detto però che quella legge non cambi. In molti sono convinti infatti che il centrodestra, che da tempo ormai vuole eliminare i ballottaggi, non abbia affatto rinunciato all’idea di modificare la legge elettorale per le elezioni amministrative. L’occasione potrebbe presentarsi con la modifica della legge elettorale nazionale alla quale, non è un segreto, la maggioranza di governo sta lavorano. In quel caso il duo degli ex sindaci diventerebbe un serio problema sia per Gualtieri, sia per il campo largo.