
Roma Capoccia
“Altro che bosco, lo stadio va avanti”. Parla Maurizio Veloccia
L’impianto giallorosso, il piano regolatore, la tutela dei cinema. Lunga chiaccherata con l’assessore all’Urbanistica del Campidoglio
“A me pare che contro lo stadio si uniscano due fronti: alcune decine di persone che hanno interessi particolari e i movimenti che utilizzano l’impianto in modo pretestuoso per portare avanti un conflitto politico con l’amministrazione. In entrambi i casi non credo che si possa cedere a particolarismi o contrarietà ideologiche, ma affrontare i temi di merito”. Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, promette che il Campidoglio andrà avanti: lo stadio della Roma a Pietralata resta una priorità. Intanto, assessore, i comitati vi accusano di aver permesso il taglio di un albero del presunto bosco che si trova su una porzione dei terreni su cui dovrebbe sorgere lo stadio e dove la scorsa settimana sono iniziati i sondaggi archeologici. “Questa ricostruzione è una mistificazione”, sbotta Veloccia. “Al momento i sondaggi, e dunque anche eventuali tagli di alberi, sono limitati alle cosiddette aree bianche, cioè quelle che neanche potenzialmente possono essere definite ‘boscate’”. Ma questo bosco esiste davvero? I comitati si sono affidati a un agronomo e hanno fatto un esposto in procura: vi accusano di aver dimenticato dei passaggi amministrativi. “Sul cosiddetto ‘bosco’ – risponde Veloccia – tutto sta avvenendo secondo legge. Non esiste un vincolo paesaggistico, quindi la conferenza dei servizi non poteva che pronunciarsi nei trenta giorni previsti, rimandando alle successive fasi le indagini sul campo: da quelle archeologiche a quelle sulla vegetazione, cosa che sta correttamente avvenendo adesso con un agronomo nominato apposta dal dipartimento Ambiente”.
Non teme che tutto questo, insieme al lievitare dei costi, porti l’As Roma a rinunciare? “Non so quale sia l'intenzione della società”, risponde l’assessore. “Da parte nostra posso dire che c’è la volontà di procedere in modo spedito. Attendiamo da tempo, da maggio 2023, quando abbiamo approvato l’interesse pubblico dello stadio, il progetto definitivo. Intanto qualsiasi problema che è stato sollevato l’abbiamo risolto: dalle occupazioni delle aree all’accesso alle stesse. Non credo che la Roma possa in alcun modo, nelle sue valutazioni strategiche, essere condizionata da una quarantina di persone che si oppongono al progetto”. Quando sarà posata la prima pietra? “Bisogna attendere l’esito dei sondaggi archeologici e la presentazione del progetto definitivo. Quando ci saranno questi passaggi potremmo parlare di date”. Su quell’area c’è anche il progetto per trasferire il centro direzionale di Ferrovie. “È ovvio che questa proposta, che ha ridotto di molto le cubature iniziali, va fatta dialogare con il progetto dello stadio della Roma, ma sarebbe sbagliato non valutarla: consentirebbe un’incredibile ritessitura urbana”.
Anche dentro la vostra maggioranza c’è chi critica il progetto di Pietralata, come anche l’altra grande opera: il termovalorizzatore. Lo stesso vale per il M5s che pure immagina di appoggiare la ricandidatura del sindaco Gualtieri. “Questa giunta – dice Veloccia – sta andando avanti sui due progetti senza alcun tipo di dubbio. Rappresentare criticità nel merito può essere un’opportunità. A me non sono mai piaciute le caserme, dove uno comanda e gli altri obbediscono. Ad esempio ieri uno dei leader di Avs, Bonelli, ha incalzato la giunta sulla drammatica vicenda di Bastogi. Credo sia stato un richiamo giusto a cui bisogna dare risposta. Per quanto riguarda il M5s, ci sono tanti temi di convergenza, penso alla comune battaglia sul mare di Roma, l’importante sarebbe lavorare sul futuro e non sulle divisioni del passato”.
Intanto procedete con l’iter di approvazione delle norme tecniche di attuazione del piano regolatore. C’è chi dice che sarà una colata di cemento sulla città. “Lo dice solo chi ha un approccio ideologico, per cui qualsiasi novità è foriera di disastri”, replica secco Veloccia. “Si tratta di una visione falsa: non c’è alcun aumento di cubature, anzi si tenta di arrestare in modo definitivo l’espansione della città, soprattutto nell’agro romano. Anche per edilizia popolare dovremmo intervenire dentro sull’esistente e non, come in passato, trasformando la campagna in nuovi quartieri. Quella stagione è finita”. E quindi il social housing dove verrà fatto? “Dentro le aree pubbliche edificabili e nelle strutture abbandonate da riconvertire. Inoltre, abbiamo detto che nel centro storico quando si farà un cambio di destinazione d’uso il 20 per cento dovrà essere destinato al housing sociale”. Anche la Soprintendente dello stato, Daniela Porro, vi ha fatto le pulci: volevano essere coinvolti. “Con la Soprintendenza – dice Veloccia – c’è un tavolo aperto che sta esaminando nel merito i rilievi, siamo pronti a correggere eventuali criticità. Quando porteremo per la seconda volta in Aula la variante urbanistica per l’approvazione definitiva daremo risposta, oltre alle oltre 800 osservazioni arrivate dai cittadini, anche alle richieste della Sovrintendenza”.
Per quanto riguarda i cinema, una recente sentenza della Corte costituzionale stabilisce che la responsabilità di determinare le percentuali dei cambi di destinazione d’uso delle sale e dei teatri abbandonati ricade sui comuni anziché sulle regioni: confermate il tetto del 70 per cento a uso culturale? “Certo, ma vogliamo favorire la loro sostenibilità economica, prevederemo dunque una maggiore presenza di funzioni accessorie, come librerie, biblioteche o scuole di musica. Non potremmo escludere in assoluto le riconversioni totali perché con decine e decine di cinema chiusi da trent’anni non è possibile pensare di riaprirli tutti. Ma questo genere di riconversioni sarà l’eccezione e non la regola, e soprattutto non potrà essere fatta liberamente: i progetti dovranno essere autorizzati dal comune, che analizzando il contesto potrà valutarne l'interesse pubblico”.