Roma Capoccia

Salta ancora la gara: la storia infinita del Nodo Pigneto

Gianluca De Rosa

Il sindaco Roberto Gualtieri sognava la stazione ferroviaria per il Giubileo ma, dopo quello di settembre, anche il nuovo bando va deserto. I consiglieri di Azione attaccano: “Il commissario di Rfi riferisca su cosa sta succedendo”

E pensare che a gennaio del 2022 il sindaco Roberto Gualtieri era convinto che tutto sarebbe filato liscio come l’olio. “Apriremo la nuova stazione del Pigneto entro il Giubileo del 2025”, disse. Di questo passo, se tutto va bene, forse saranno i lavori a partire entro l’Anno santo. La gara da 116 milioni di euro indetta circa un mese fa da Rete ferroviaria italiana (Rfi) per realizzare la prima parte del cosiddetto nodo Pigneto, e cioè la prima delle due nuove stazioni ferroviarie del quartiere stretto tra Prenestina e Casilina poco fuori dalle mura, è andata deserta. Il tempo garantito alle aziende ammesse alla procedura ristretta per realizzare l’opera è scaduto lunedì alle 12. Nessuna impresa si è fatta avanti. E’ la seconda volta che accade. La prima gara, indetta dal commissario straordinario di Rfi, l’ingegner Vincenzo Macello, per un valore di 101 milioni, era andata deserta a inizio settembre, mandando già allora in fibrillazione il Campidoglio. La seconda gara è stata pubblicata a stretto giro, il 6 ottobre, con un importo maggiorato di circa il 15 per cento e una scadenza fissata dopo solo un mese. Priorità: correre. Con una speranza: chiudere almeno la prima parte del cantiere entro il Giubileo. Giunti a questo punto un obiettivo quasi impossibile.

 

Da Azione, il consigliere regionale Alessio D’Amato e i consiglieri capitolini Francesco Carpano e Flavia De Gregorio chiedono un intervento urgente del commissario di Rfi Vincenzo Macello: “Deve venire a spiegare nelle commissioni Mobilità comunale e regionale le motivazioni per le quali le imprese non reputano attrattiva la gara e che cosa sarà fatto per renderla tale, non si può perdere altro tempo, bisogna andare avanti con quest’opera importantissima”, dicono. D’altronde quando parliamo di nodo Pigneto  ci riferiamo a diverse cose. Inanzittuto alle due nuove stazioni ferroviarie: la prima, Pigneto, dovrebbe  collegare il quartiere alle linee ferroviarie metropolitane Fl1 e Fl3 (Roma-Fiumicino e Roma-Viterbo), la seconda, Mandrione, farebbe lo stesso con le linee Fl4 e Fl6 (Roma-Velletri e Roma-Cassino). 

Ma il progetto della prima stazione, quello andato a gara, prevede anche tanto altro: la copertura di vetro, la piazza giardino che, sorgendo sopra, coprirà il vallo ferroviario ricucendo il quartiere oggi tagliato in due, il sottopassaggio pedonale e, ovviamente, una parte fondamentale del nodo vero e proprio: il collegamento tra la nuova stazione e quella della metro C che consentirebbe a chi arriva via treno tutto il Lazio di accedere alla linea verde, al sistema di trasporto pubblico della città. Una rivoluzione in grando di svuotare la città delle tante automobili dei lavoratori della provincia costretti, per assenza di alternative, ad arrivare in auto nella capitale. Inoltre, il nodo Pigneto rappresenta anche un passaggio cruciale per arrivare alla tanto celebrata chiusura dell’anello ferroviario che consentirebbe anche a Roma di avere una circle line, sul modello della Ringbahn berlinese.


Prima che le due gare andassero deserte l’obiettivo era la chiusura entro il Giubileo almeno della prima parte di questo progetto: la realizzazione della nuova stazione e un tunnel di collegamento con la metro C. La copertura del vallo, la piazza giardino invece sarebbero state completate entro il 2027.  Adesso però bisogna capire cosa accadrà. E soprattutto in che tempi. Il fine lavori per il Giubileo sembra ormai un miraggio. Anche perché quella del nodo Pigneto è una storia disastra sin dai suoi esordi. Ritardi su ritardi. Il progetto prese il via alla fine del 2016, poco dopo l’insediamento di Virginia Raggi a palazzo Senatorio. Si contava di affidare la gara e aprire il cantiere poco dopo. Ma per cinque anni, invece, tutto è rimasto impantanato in intoppi burocratici di ogni genere. In particolare, ci sono state gravi difficoltà nella mappatura e nello spostamento dei sottoservizi: luce, gas e acqua. Un’operazione all’apparenza semplice che ha invece richiesto anni e portato i governi che si sono succeduti dal 2019 a inserire l’opera tra quelle strategiche a livello nazionale e dunque meritevoli di un commissario straordinario secondo quanto previsto dal decreto Sblocca cantieri. Quattro anni dopo, invece, tutto sembra ancora fermo. Le uniche cose a essere cambiata più volte, come denunciano ciclicamente i residenti, sono la segnaletica e i sensi di marcia.  

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